Ultima replica dell’acclamata piece che mescola il teatro d’avanguardia e sperimentale con la prosa, la recitazione, tableau vivant e proiezioni.
L’opera allestita da Nicasio Anzelmo si muove in punta di piedi sulla percezione dell’arte che diventa metafora della percezione della vita.
Mario Scaletta, attore e pittore è nel suo elemento, quella zona di confine tra visione, percezione e follia che permea il senso stesso della pittura. Una prova maiuscola, la sua, al netto di alcune ridondanze e ripetizioni che qua e là appesantiscono un testo già di per sé non di semplice approccio.
La regia ben calibrata asseconda brillantemente i cambi di ritmo, così come sono ben gestiti i cambi scena. Sono piuttosto i movimenti dietro le quinte a disturbare l’immersione in questo testo che si è aggiudicato il Premio Cendic Segesta 2018.
L’impianto drammaturgico è cadenzato dalle funamboliche incursioni sul palco, di Marco Prosperini, membro del cda della Fondazione del Teatro di Roma impegnato nell’opera di valorizzazione del Teatro Argentina e a breve, del Valle, che risplende nel dare vita a un”ospite” del manicomio irrimediabilmente fuori di testa.
A conclusione di questo ciclo di repliche, lo spettacolo si sposterà al Teatro di Tor Bella Monaca.
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