"Cogito ergo Sumo". Consentiteci lo sfrontato gioco di parole, visto che la visione di questo appassionante documentario, presentato all'ultima edizione del Far East Film Festival, ci ha spinto ad apprezzare una simile tradizione non soltanto per la sua inconfondibile fisicità, ma anche per il pensiero e gli stili di vita che da secoli vi fanno riferimento. Roba quindi molto antica. Faccende da Samurai, trasmesse al giorno d'oggi assieme al culto di atleti popolarissimi che, assieme alla massa corporea, possono vantare un'abnegazione, una disciplina e uno spirito conviviale, dalla cui scoperta si può uscire quasi commossi.
Così è accaduto a Udine. La platea della kermesse friulana, tra cui ci è sembrato di scorgere l'ex campione di pugilato Paolo Vidoz (bronzo alle Olimpiadi di Sidney), si è fatta prima incuriosire dal videomessaggio del regista Sakata Eiji, il quale ci ha tenuto a rimarcare come dei campioni di Sumo sarebbe uscita fuori un'immagine molto distante da quella che ne hanno in genere i "profani". Non quindi omoni tendenzialmente obesi che si sfidano con tecniche approssimative e facendo leva sulla propria stazza, bensì atleti fuori dal comune che con grande dedizione e amore per i valori ancestrali del proprio paese si allenano di continuo, per poi affrontarsi con lealtà e determinazione durante eventi, la cui cornice sa fondere ritualità e spettacolo in modo assai avvincente. Veri e propri "successori dei Samurai", insomma, come lo stesso titolo del documentario dichiara apertamente: Sumodo - The Successors of Samurai. Ovvero un viaggio affascinante nel pianeta Sumo, forma di lotta praticata in Giappone da oltre 1500 anni. Nel rievocare un così lungo percorso si fa riferimento anche ai piccoli cambiamenti avvenuti durante svariati secoli. Mutamenti, però, che non hanno affatto inciso sull'aura sacrale di tali eventi, confermata dal fatto che i praticanti di tale disciplina continuano a essere considerati autentiche divinità, in patria. Parimenti la preparazione dello spazio dove poi si affronteranno, conferma una tradizione plurisecolare, che a sua volta lo certifica.
Dalla visione del film è trascorso più di un mese, nel frattempo l'Arcipelago Nipponico ci ha offerto l'insolito, per certi versi surreale spettacolo di un'Olimpiade sostanzialmente senza spettatori, che si sta ora avviando alla conclusione. Effetto comunque agrodolce: tra i motivi di gioia ci sono stati proprio i successi degli italiani negli sport di combattimento, dal Karate alla Lotta Libera, dal Judo al Taekwondo. E durante le lunghe telecronache della Rai ci siamo imbattuti in un servizio, invero pittoresco, simpatico, specificamente incentrato sul Sumo e la sua storia. Propedeutico quindi ad apprendere qualche nozione interessante su tale disciplina, ma nulla più. Il cinema fa altro. E infatti chi ha avuto la fortuna di assistere alla proiezione di Sumodo - The Successors of Samurai non ha beneficiato soltanto di uno strumento utile ad ampliare le proprie conoscenze a riguardo. Si è al contrario immerso in un universo culturale tanto distante dal nostro, quanto ricco e sfaccettato. La videocamera mossa con grande tatto e sensibilità da Sakata Eiji ci porta a conoscere da vicino le fatiche, le motivazioni e i successi di campioni molto amati in patria, come Goeito Gotaro e Ryuden Goshi. Tanto cuore da mettere assieme ai chili sulla bilancia.
Perché alla fine si può restare impressionati dai durissimi allenamenti, dagli infortuni affrontati con sovrumano stoicismo, come pure dall'umanità di fondo, dal cameratismo e dai tratti più generosi di quei giganti buoni ripresi in ogni frangente della loro quotidianità. Col risultato che a farsi enormemente apprezzare, forse più di ogni altra scena, è l'interminabile sequenza della loro pantagruelica abbuffata al ristorante poco prima del torneo; momento, questo, in cui prevalgono toni da commedia, destinati a lasciare il sorriso sulle labbra. E assieme al sorriso una certezza: quella che il Sumo sia tutt'oggi così popolare in Giappone, da permettere ai club di pagare agli atleti cene a base di carne grigliata e sushi, che basterebbero a sfamare una divisione di fanteria!
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