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Alessandro Bottero

Stefano di Marino, l’eredità che non muore

Aggiornamento: 7 gen 2022

I grandi autori ci lasciano e ci ritroviamo qui a rimpiangerli, a rileggerli, a chiederci “e adesso”? Stefano di Marino in una giornata di agosto ha deciso di andare dall’altra parte, lasciandosi alle spalle i libri pubblicati, i saggi, i film visti, le storie abbozzate, quelle da pubblicare, quelle da scrivere e quelle che ancora non aveva immaginato ma che lo aspettavano.

Ha lasciato qui anche noi, i suoi lettori. Di Marino era una figura centrale nella narrativa di genere italiana. Fantascienza, giallo, spionaggio, horror, thriller politico. Aveva scritto di tutto, e tutto quello che aveva scritto era “suo”. Aveva legato la sua carriera all’editoria da edicola, diventando una delle colonne di Segretissimo con le serie dedicate a Chance Renard il Professionista, e ad altri personaggi che si muovevano in quel mondo tra noir, thriller, action, geopolitica e tensioni internazionali. Non era un autore da libreria. Solo una volta la Tea tentò di proporre le avventure de Il Professionista in edizioni da libreria, ma dopo sette uscite la collana si chiuse. In edicola di Marino era ‘prigioniero’ delle tempistiche mensili. I suoi libri restavano a disposizione dei lettori per un periodo di tempo finito (due, tre mesi) prima di essere sostituiti dal numero successivo della collana in cui uscivano. Questo è il motivo per cui se si va in libreria della sua sterminata produzione trovate poco o nulla.

Era un "raccontatore da edicola", come i grandi autori della narrativa di intrattenimento dell’era dei pulp, come Burroughs, Howard, Talbot Mundy, e mille altri. Pochi ad esempio sanno che per anni scrisse racconti pubblicati su Confidenze. E questo ci porta a un altro elemento che ci lascia di Marino: l’etica del lavoro. Guadagnarsi da vivere scrivendo è un lavoro come un altro. Devi sederti alla scrivania e scrivere, scrivere, scrivere, scrivere. Tutti i giorni, come qualsiasi altro lavoratore va al lavoro tutti i giorni e lavora. Scrivere non è solo arte, talento innato o afflato artistico. Scrivere è un mestiere che si impara scrivendo, cancellando, buttando, riciclando, "rubacchiando", ma soprattutto mettendo in fila una dopo l’altra le parole delle frasi che comporranno il vostro lavoro.

E non scrivendo solo del proprio ombelico, o “di quello che conosco”. No. Scrivere narrativa di intrattenimento significa astrarsi da se stessi e dalla propria storia per ideare macchine narrative avvincenti, narrativamente conseguenziali e soprattutto leggibili.

Stefano di Marino ci ha lasciato un’eredità di storie che hanno sempre avuto il massimo rispetto per il lettore. Il lettore non ha sempre ragione, ma ha sempre il diritto a leggere storie degne di questo nome. Il patto tra autore e lettore è che il secondo riceverà dal primo storie che almeno nelle intenzioni lo colpiranno, lo incanteranno e lo porteranno fuori da questo mondo, per arrivare in un altro larger than life, e larger than usual dream.


Stefano di Marino non ci ha lasciato, perché le storie che ci ha raccontato vivranno sempre con noi, e quelle che ci racconterà ancora saranno belle come le prime.

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