Scritto e diretto da FRANCESCA NUNZI, con Simona Allodi e Giovanna Cappuccio
Due vite, una madre e una figlia che, rispettando un'antica tradizione di famiglia, si incontrano ogni sera alle otto per cenare insieme. Al rintocco di una pendola che scandisce il tempo presente e il tempo passato, in un andare avanti e indietro nel tempo, si svelano le inquietudini di una famiglia, le ossessioni delle due donne e le riflessioni di ogni fatidica eta’. Due personaggi diversi, ma forti a modo loro nell’affrontare le circostanze e nello stesso tempo deboli davanti ad altre. Una approfondita analisi di come le persone possono intercettare il mondo relazionandolo al loro profondo modo di essere, da qui la difficoltà del comprendere gli altri, di comunicare i nostri più semplici stati d’animo che contrastano con l’assoluto desiderio di essere capiti ed amati nonostante tutto. La ricerca del perdono, dell’assoluzione ai nostri peccati che comunque non sembrano mai così dannosi mentre si compiono, la voglia di rimettere le cose al loro posto. Ma qual e’ poi questo posto dove tutto è in perfetto ordine? Dialoghi serrati, con toni a volte drammatici e a volte ironici e divertenti, porteranno le due donne a chiudere dei vecchi capitoli di quel libro che noi chiamiamo vita!
NOTE DELL’ AUTRICE
Con questo spettacolo desidero far conoscere le mie corde più drammatiche al pubblico che conosce di me solo la parte leggera e brillante. Ciò è dovuto al fatto che in Italia se inizi interpretando un genere difficilmente ti liberano dalle catene in cui quello stesso genere ti intrappola. Ho sempre scritto, anche prima di diventare attrice; ero piccola e scrivevo poesie, tanto che mio papà mi chiamava Minù, come la gattina poetessa degli Aristogatti che tanto amavo! Poi la vita ha fatto in modo che mi facessi conoscere prima come interprete, solo in seconda battuta ho cominciato a pubblicare libri e a rappresentare i miei testi teatrali.
In realtà in ogni spettacolo che ho fatto, anche scritto da altri, ho sempre rimaneggiato le mie parti, col permesso dell’autore ovviamente. È più forte di me, vedo l’opera da tutte le angolazioni e mi piace andare a fondo, sempre, sia nel comico che nel drammatico… io definisco questa mia esigenza di particolari “Necessità da 3D”, sì, insomma, mi piace vedere le cose con profondità di immagine, non mi piacciono le rappresentazioni a “bassorilievo” e lavoro per dare una rotondità anche alle stupidaggini che poi non esistono… le stupidaggini fanno l’orlo alla vita che ti imbandiscono!
Con il mio SI CENA ALLE OTTO ho dato vita a personaggi realmente esistiti della mia famiglia, romanzati in parte, ma molto aderenti agli originali. C’è la storia della mia famiglia, una famiglia complessa, piena di strane personalità, di drammi e di situazioni paradossali tali a volte da diventare comicissime. Una famiglia come tante, perché tutte le famiglie hanno una storia da raccontare e io l’ho raccontata… nel bene e nel male! Le mie protagoniste sono bellissime e diverse ed ho scelto le due attrici alla prima lettura perché ho capito che avevano dentro e fortissimi i loro drammi. Serve un vissuto per provare alcune emozioni, non necessariamente lo stesso vissuto del racconto, (sarebbe una coincidenza incredibile che però talvolta può capitare) ma che ci sia in un’anima che interpreti almeno… una vita delicata e maltrattata, un’esperienza di gioia e di dolore, di odio e di amore, di fine e di speranza, di morte e di rinascita. Tutti questi elementi bastano a rendere credibile ogni storia e le due attrici (Giovanna Cappuccio nel ruolo della evanescente Anna e Simona Allodi nel ruolo della burbera Serenella) solo leggendo, mi hanno fatto percepire i contatti necessari per interpretare queste due anime tormentate!
Non nascondo la mia commozione in alcuni passaggi del racconto, commozione condivisa da molto del pubblico che ha visto la commedia, questo mi incoraggia e mi fa pensare che a volte mettersi a nudo ed esporre le proprie fragilità è un atto d’amore… per noi stessi e per chi ha voglia di ascoltare anche il cuore degli altri.
Cit. Francesca Nunzi
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