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Vito Tripi

She-Hulk Attorney the Law ossia difendere l’indifendibile

Dalle imbarazzanti dichiarazioni di Dan Slott alle ridicole vignette dei fan woke tutti i tentativi fallimentari di rilanciare la serie tv.


Quella sulla cugina verde più amata della Marvel è stata, probabilmente, una delle serie tv più criticate ancor prima della sua messa in onda. Difatti il primo trailer fece partire una sequela di commenti che criticavano la CGI tanto da far rimpiangere quella del primo Avatar. Ma come si suol dire il peggio doveva ancora venire. Per chi ha amato il personaggio di Jennifer Walters alias She-Hulk già il primo episodio è stato pari ad un gancio al fegato. Difatti scopriamo che lo scambio di sangue con il più famoso cugino Bruce Banner avveniva dopo un incidente stradale, e peggio ancora la capacità di gestire la rabbia derivava dal suo essere donna e aver subito il catcalling...

Per chi non lo sapesse Jennifer riceve il sangue di suo cugino Bruce, che era molto restio a farlo per ovvie ragioni, a seguito di un attentato. Subito dopo la trasfusione lei ha una trasformazione selvaggia che riuscirà a domare, con molta fatica, e usare i suoi nuovi poteri per difendere la giustizia. Questo perché? Non per la retorica femminista che l’attrice Tatiana Maslany, poco azzeccata fisicamente nella parte, sciorina all’Hulk nerd bensì per il fatto che le radiazioni gamma che ricevette erano una parte infinitesimale di quelle irradiate da Bruce e il tutto avviene parecchi anni dopo quando esse erano già stabilizzate in un organismo umano. Oltre a questo, il raffronto alle vessazioni psicologiche che una donna subirebbe ogni giorno, neanche vivesse sotto i talebani, non è minimamente raffrontabile ai numerosi traumi subiti sin dall’infanzia dal Dottor Banner. È vero che, anche su questo, e sulle personalità multiple del personaggio, la Marvel ormai sta sguazzando anche troppo.

Non bisogna dimenticare poi l’apporto notevole che diede Reed Richards, alias Mr Fantastic, durante la militanza della bella Jennifer nei Fantastici 4. Come dimenticare il genio di Byrne che seppe immortalare in una sola pagina, con pochissime battute, la capacità di accettazione di She-Hulk quando Reed le comunicò l’impossibilità per lei di tornare con fattezze “normali”?

Si è citato Byrne non a caso. È proprio l’artista canadese che riesce a rilanciare la figura di Jennifer e a renderla una dei personaggi femminili più amati della Marvel creando una supereroina sexy ed intelligente, ironica e di piglio. Avventura, umorismo e tematiche sociali, sapientemente miscelate, in quel sense of Wonder che contraddistingueva la Casa delle Idee negli anni d’oro. Poi sempre grazie al genio canadese si creò il siparietto della rottura della 4° parete, molto prima del sopravvalutato Deadpool, che rese uniche le sue strisce.


Ed arriviamo al telefilm diretto da Jessica Gao che alla fine della fiera è una sottospecie di legal commedy con qualche effettuccio speciale che poteva andar bene nelle serie tv abbozzate dei lontani anni ’80. In primis perché certe forme di ilarità erano pensate proprio per gli anni 80 ergo oggi potrebbero risultare un po' desuete o fuori luogo. In secundis perché certe battute o gag fanno più ridere sulla carta stampata che sul video. In ultimo perché un conto erano le scenette pensate da Byrne ben altra cosa quelle della Gao.

Sono tanti i punti di questo sceneggiato che era imbarazzanti dall’Abominio buono, uno dei gradini artistici più bassi di Tim Roth, al Dare Devil uscito da Friends. Fermi tutti in molti hanno già baccagliato dicendo che ci sono varie storie in cui Matt Murdock è ironico e scherza e, prima di Rinascita, la sua vita era decisamente più gaia, ma esse rappresentano solo una parte della fumettistica del Cornetto. Difatti oltre al ciclo milleriano sarà la talentuosa An Nocenti a dargli un taglio più cupo, Murdock cessa di esistere e diviene un tutt’uno col suo costume, e sovrannaturale, sicuramene le matite di Romita Jr hanno influito notevolmente.

Questa caratterizzazione gigionesca di Devil, però, cozza anche con la sua trasposizione televisiva anch’essa con toni cupi, maturi e metropolitani. I difensori di She-Hulk sostengono che era necessario dargli questo taglio ilare perché più in linea con il serial… ancora una volta come stuprare un personaggio bene riuscito.

Tante, molte critiche che hanno portato la dirigenza Disney a non proporre una seconda stagione ed è in dubbio l’inserimento di Shulkie nelle pellicole MCU. Sin dalle prime recensioni negative si è parlato di mascolinità e fanbase tossiche, sessismo, patriarcato, e dell’esser vittima di Review Bombing[1]. Ma c’è stata una puntata in particolare, la terza, che ha suscitato un coro di critiche e sberleffi.

In questo episodio compare la rapper Megan Thee Stallion nei panni di sé stessa. In buona sostanza ella ci offre un penoso siparietto da musical esibendosi con la Maslany in un twerk. Ora risulta alquanto ipocrita da una sceneggiatura in cui ogni tre per due ci martellano i timpani contro la mercificazione della donna, la sua sessualizzazione e contro lo sfruttamento sessuale proporre un ballo fortemente sessualizzato che rende la donna una mera suppellettile da letto. Non dimentichiamo poi che la rapper incarna tutti i peggiori stereotipi sulle donne afroamericane.

A cercare di difendere questa puntata, e con essa tutto il serial, sono intervenuti prima i vari fan woke che hanno creato il solito meme in cui si prendono a confronto Tony Stark di Iron man 2 che urina ballando nell’armatura, Star Lord e il suo balletto ne I Guardiani della Galassia, e Zemo che balla in discoteca nella serie Falcon and the Winter Soldier giudicate come scene godibili anche se ridicole (secondo loro) mentre il twerk di She-Hulk è uno scandalo.

Ancora una volta l’adagio left can’t do meme si conferma veritiero… La scena del secondo Iron Man è un omaggio a quella grandissima saga chiamata Il demone della bottiglia in cui Stark affrontava la sua dipendenza dall’alcool, cosa che poi viene fatta bene capire nel film. Il balletto stravagante di Star Lord, oltre ad essere in tema col personaggio, era funzionale per distrarre Ronan l’Accusatore. Che sia poi una cosa caricaturale, che esistevano innumerevoli alternativa è indubbio ma questi escamotage rientravano nel target ironico-adolescenziale de I Guardiani. E pure qui, in ogni caso, viene da chiedersi se certe persone abbiano visto i film e, soprattutto, letto i fumetti. Su Zemo in discoteca non si può che essere concordi anche perché il personaggio proposto non ha nulla a che spartire col noto barone nazista ed è veramente imbarazzante, senza nulla togliere al bravo Daniel Brühl.

Per onestà intellettuale si riconosce la bizzarria degli ultimi due esempi ma come si suol dire due torti non fanno una ragione o meglio un errore non giustifica l’altro.

Ma ovviamente non potevano mancare anche i pezzi da 90 da mettere in campo per cercare di dare una certa credibilità a questa serie. Nello specifico hanno reclutato il noto fumettista Dan Slot in virtù anche della sua esperienza sulle pagine di Shulkie. Vero è che la sua run è stata la meno amata dai lettori, quindi, forse voleva salvare la propria di faccia. In buona sostanza la pezza è stata peggio del buco. Slott ha difesa la scena twerking facendo un parallelo con una delle scene post credit del primo Iron Man. La scena incriminato vedeva Tony e il futuro War Machine assistere ad un balletto sexy di alcune hostess.

Anche qui gente che vede senza capire. In primis la scena era post credit quindi ininfluente ai fini della storia. In secundis rientrava nel personaggio del primo Tony Stark il vanesio ricco playboy bevone. Ovviamente ci sono coloro che prendono per oro colato qualsiasi cosa un fumettista dica e anche questo è male. Dopotutto un certo Gaiman ha bullizzato alcuni suoi fan perché criticavano la trasposizione tv del suo capolavoro Sandman… la cosa che puzza molto di bipolarismo è, appunto, l’atteggiamento di tutti gli aficionados della Marvel cinema e tv che da una parte critica i puristi dei fumetti se il prodotto da loro amato viene criticato, di contro quando un qualsiasi sceneggiatore dice il contrario, ovviamente in maniera “disinteressata”, invocano la fedeltà alla carta stampata. Se non è ciuccio e ciuccia.

In buona sostanza She-Hulk Attorney the Law è un prodotto mediocre che come altri prima di esso è stato sponsorizzato dalla propaganda liberal come un capolavoro ma sono gli ascolti che contano, è il libero mercato baby, e l’odiens lo fanno gli spettatori maschi, bianchi etero perennemente sotto accusa. Si spera che il 2023, con i suoi rendiconti, porti un minimo di buon senso a varie dirigenze.

[1] Per chi non lo sapesse con questo termine si intende la procedura con la quale gli utenti danno recensioni negative online per motivi slegati al prodotto che oscillano dal razzismo al sessismo e chi più ne ha più ne metta.

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