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Stefano Coccia

Sei Nazioni di rugby: chiusura coi fuochi d’artificio

Storica vittoria dell’Italia in Galles, grande Slam alla Francia

Verdetti storici durante l’ultimo turno del Sei Nazioni 2022. E uno di questi riguarda proprio la nazionale italiana, molto criticata – anche giustamente - fino a ora, ma nella cui partecipazione al torneo si erano già colti segnali di parziale riscatto. Pensiamo innanzitutto al primo tempo giocato contro quella Francia, che avrebbe poi riportato a casa dopo diversi anni il trofeo. E volendo anche all’onestissima partita contro gli scozzesi, illuminata peraltro dall’esplosione improvvisa del giovane, talentuoso Ange Capuozzo. L’ultimo match in trasferta del 2022 ci ha però un piccolo miracolo sportivo, che potremmo anche ribattezzare, parafrasando certi detti calcistici, “Clamoroso al Millennium Stadium”!


A Cardiff gli Azzurri hanno infatti portato a termine una piccola, sofferta impresa, con la quale scrivere una nuova pagina di questo sport, il Rugby, le cui gerarchie sono in genere assai difficili da scalfire. Dopo 36 sconfitte consecutive distribuite in 7 lunghissimi anni (e una conseguente collezione di “cucchiai di legno”, da poterci arredare un casolare in campagna) la nazionale schierata dal neozelandese Kieran Crowley (cui vanno tutti i nostri complimenti, per gli effettivi progressi della squadra a pochi mesi dall’assunzione dell’incarico) è tornata finalmente a vincere e non lo ha fatto su un campo qualsiasi. In Galles gli Azzurri, che nella storia del Sei Nazioni coi padroni di casa possono vantare appena due vittorie all’Olimpico, fino a questo momento avevano sempre perso, con l’eccezione di un pareggio 18 – 18 datato addirittura 2006.

Decisamente altri tempi per il rugby azzurro, quelli che siamo andati a rivangare. Ma con una partita al cardiopalma, vinta 22-21 ribaltando il risultato praticamente allo scadere, l’Italia ha dimostrato anche che gli sprazzi di gioco intravisti nei turni precedenti non erano qualcosa di occasionale, ma il frutto di un lavoro che sabato 19 marzo ha mostrato concretezza in ogni reparto. Era ora!


Di certo il Galles quest’anno non ha brillato, lo dimostrano le precedenti partite e una classifica deficitaria. Pare anch’esso investito dalle classiche aporie di un cambio generazionale, che certe banali imprecisioni del pur talentuoso Louis Rees-Zammit (non possiamo ovviamente dimenticare il contributo da lui dal trionfo del Galles nella precedente edizione del torneo)hanno posto ancor più in evidenza. Ad ogni modo la formazione gallese nei suoi momenti migliori aveva creato seri problemi ai nostri, andando a marcare con Watkin (27'), Lake (50') e Adams (68'), tutte mete trasformate poi da Biggar. Importante però evidenziare che non si è trattato qui di mete “regalate” dall’Italia in seguito a placcaggi mancati e altri errori più o meno gravi, ma di concessioni quasi fisiologiche a una squadra che in genere sa imporre un ritmo tambureggiante, nelle sue progressioni offensive. E al contrario la linea difensiva azzurra è parsa in più di un’occasione solida, organizzata, pulita e incisiva nei punti d’incontro.

I nostri, in compenso, stando a questa partita sembrerebbero cresciuti molto sia sul piano tattico che a livello di personalità. Nei momenti più delicati hanno saputo tenersi a galla nel punteggio (tanto da chiudere già il primo tempo avanti 12-7), facendo le scelte giuste in occasione delle tante infrazioni dei gallesi, ossia scegliendo con umiltà e concretezza la via dei pali: la buona vena di Garbisi dalle posizioni più angolate e quella di Padovani, autore anche della meta decisiva al 78°, dalla grande distanza, stanno assicurando continuità a tali scelte. E per quanto concerne questa ritrovata ispirazione nelle trasformazioni (nonché in un gioco di piede meglio predisposto rispetto al passato), ci sembra che le stesse attitudini del nuovo commissario tecnico Kieran Crowley, ex estremo degli All Blacks, oltre a rendere più 2moderno” l’approccio alla manovra stiano contribuendo a ridare fiducia a certi giocatori. Abbiamo detto di Padovani, abbiamo detto di Garbisi, ma di personalità individuali che hanno brillato ce ne sono state diverse, sabato, dalla riconferma dell’impetuoso Ioanealla già menzionata verve di un Capuozzo capace di infilare l’esperta difesa gallese con serpentine inarrestabili, come al momento dell’azione che ha portato a quell’incredibile, storica meta che ci ha poi assicurato la vittoria. Da segnalare in coda la sportività del granitico Josh Adams, insignito del titolo di “Man of the Match” anche in virtù di una splendida meta, che avrebbe voluto cedere tale riconoscimento al giovane, spumeggiante Ange Capuozzo, il quale altrettanto cavallerescamente ha rifiutato l’offerta. Scene che fanno parte del DNA di questa disciplina sportiva, durissima ma animata da un “fair play” d’altri tempi.


Ebbene sì, nel commentare questo entusiasmante ultimo turno dell’Italia abbiamo finito per parlare soprattutto dell’Italia. Non ce ne vogliate. Onore comunque anche all’Irlanda, che battendo in casa la Scozia per 25-6 ha tenuto in bilico fino in fondo l’esito del torneo. E soprattutto alla ritrovata Francia, che non vinceva il 6 Nazioni addirittura dal 2010, e che domando una coriacea Inghilterra con un secco 25-13 ha saputo esaltare il pubblico dello Stade de France, ottenendo infine un meritatissimo Grande Slam.

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