La serie tv di Sandman. 10 puntate prodotte PRIMARIAMENTE da Netflix (Netflix, non Warner, attenzione), con il coinvolgimento come consulente e supervisore ai testi di Neil Gaiman, autore del fumetto e creatore del personaggio e di molti (non tutti) i comprimari che appaiono nel fumetto. La prima stagione di The Sandman segue gli eventi descritti nei numeri 01-16 della serie, con il dialogo tra Sogno e Desiderio che chiude il numero 16, e anche la decima puntata.
Questa serie TV è un prodotto estremamente controverso e divisivo. Ma andiamo con ordine. Forse la prima domanda da farsi è: La serie TV The Sandman è fedele al fumetto? Qui il punto è complesso. Cosa significa essere fedeli? Fedeli all’essenza? Fedeli alla successione narrativa? Fedeli alla sostanza della narrazione negli snodi della storia? Fedeli alla conclusione? Fedeli nei personaggi?
Facciamo un esercizio di logica formale: eliminiamo tutti i dati contingenti dalla narrazione di Sandman, e cosa ci resta? Un essere imprigionato. Mentre è recluso il suo reame si disgrega. Si libera. Recupera il potere e risana il reame. Si fa dei nemici. Lo incastrano e gli fanno commettere un crimine per cui non c’è perdono. Paga il prezzo. Rinasce.
Ecco l’essenza della serie Sandman, come raccontata nei numeri 01-75.
Messa ancora più stringente: Perdita potere. Recupero potere. Esercizio del potere. Caduta. Rinascita.
I numeri 01 -16 arrivano fino a qui: Un essere imprigionato. Mentre è recluso il suo reame si disgrega. Si libera. Recupera il potere e risana il reame. Si fa dei nemici. O potremmo dire “ha iniziato a farsi dei nemici.
In alcuni punti la serie TV è una trasposizione pedissequa del fumetto, con le scene TV che ricalcano alcune vignette, e i dialoghi TV che ripetono parola per parola dialoghi del fumetto. Ma in molti altri casi è totalmente infedele e cambia non solo la forma, ma anche la sostanza della storia.
Un esempio del primo caso è il modo come Sogno si libera. La sequenza ricalca in modo quasi letterale il fumetto (l’unica differenza è che invece di sparare contro la sfera di vetro, la aprono con la chiave). Ma la ruota che infrange il cerchio magico, il sogno della guardia, e soprattutto la scena in cui Sogno torna nel suo reame sono citazioni pedisseque del fumetto. Poi però abbiamo la scena del duello all’Inferno, che è drammaticamente infedele.
Spiace per gli spoiler, ma se non li volete smettete di leggere
Nel fumetto Sogno per recuperare il suo Elmo va all’inferno. Lucifero lo accoglie molto cortese, e ossequioso. Apparentemente lo vuole aiutare, ma sottilmente e perfidamente lo spinge in una situazione, secondo Lucifero, senza scampo.
Corozon, un duca infernale che ha acquisito l’elmo in modo lecito, lo ridarà solo dopo un duello. Nel fumetto il duello è maestoso. Il duello è tra Sogno e Corozon, non Lucifero. Gaiman da autore sottile tiene Lucifero nell’ombra. Apparentemente l’avversario di Sogno è un demone, ma il lettore capisce benissimo che a manovrare il tutto c’è Lucifero, che però non si espone.
Nella serie TV invece è tutto esplicito, sbattuto in faccia, blatant, come direbbero gli inglesi. Lucifero si scontra con Sogno, ognuno evocando un sé che sottometta quello dell’avversario. Solo che se nel fumetto c’era maestosità, sottigliezza e poesia, qui siamo ai livelli del duello tra Merlino e Maga Magò nella Spada della Roccia.
Inoltre, nel fumetto alla fine dopo la vittoria di Sogno alla velata minaccia di Lucifero, Sogno risponde con sangue freddo, varcando la schiera dei demoni radunati e nessuno osa fermarlo. Nella serie invece Sogno se ne va da un portone, da solo, senza quella scena che invece nel fumetto era il segno della ritrovata grandezza del Signore del Reame del Sogno.
La successione narrativa della serie, pur rimanendo fedele all’essenza formale che abbiamo individuato prima, diverge in molto altri elementi. Ad esempio, Sogno non arriva sulla spiaggia, dove lo trova Lucien e da dove poi varca i portali. Nel fumetto arriva da Caino e Abele e non assorbe Gregory, ma le lettere di incarico date ai due millenni prima. DOPO l’incontro con Caino e Abele va nel palazzo e lì incontra Lucien. E così via per tutti e dieci gli episodi, in un’alternanza di scene che replicano il fumetto e intere sequenze che o ne alterano la sostanza o addirittura sono inventate per SOSTITUIRE elementi del fumetto non disponibili.
E qui arriviamo a un punto chiave, che spiega (non giustifica, ma spiega) molte delle scelte narrative della serie: il problema della disponibilità o meno di determinati personaggi usati nel fumetto, ovvero Netflix poteva usarli nella serie?
La risposta è NO. Netflix nella serie ha potuto usare SOLO i personaggi creati da Gaiman. Non quelli USATI da Gaiman, ma che esistevano nell’Universo DC prima di Gaiman. Ecco perché non ci sono John Constantine, Mr. Miracle, la Justice League, Martian Manhunter, il Dottor Destiny, Wesley Doods insomma ecco perché non troviamo nessuno degli elementi usati da Gaiman per radicare la sua serie nel mondo dei personaggi DC Comics. Non per scelte narrative, ma di copyright. Netflix non ha il diritto di usare John Constantine, e per farlo deve pagare. A questo punto invece di pagare per seguire la storia originaria, MODIFICHIAMOLA usando personaggi di Gaiman, così non paghiamo nulla e il budget non lievita.
Questo fatto ha inciso pesantemente nelle prime puntate, perché la ricerca dei suoi strumenti da parte di Sogno, ricerca che si svolge nei numero 1-7 della serie a fumetti e nelle puntate 1-4 della serie, in origine coinvolgeva numerosi personaggi che qui invece non ci possono essere. Ecco allora che Gaiman ha dovuto trovare dei modi per aggirare l’ostacolo. “Non posso usare John Constantine perché non l’ho creato io ma Alan Moore su Swamp Thing 37? Allora farò così. Manterrò la sostanza della scena (Sogno che recupera il suo sacchetto di sabbia da una ragazza che ne è caduta vittima dopo aver convissuto con John Constantine), ma cambierò il personaggio di John Constantine in quello di Johanna Constantine, personaggio inventato da me (Neil Gaiman) in Sandman 13 e che quindi posso usare”. Peccato che Johanna Contantine fosse una antenata di John, vissuta nel XVIII secolo, ma tutto si aggiusta.
Nella serie Tv il personaggio di J. Constantine è particolarmente irritante perché di Johanna prende solo il nome. Poi è in tutto e per tutto John Contantine, ma senza dirlo. Chi conosce i fumetti lo capisce bene. Johanna Contantine non vuole avere a che fare con i Reali per un esorcismo (e John Constantine ha dovuto esorcizzare un membro della famiglia reale da un demone nella storia Royal blood, Hellblazer vol.1 52-55 1992). Johanna Constantine anni prima aveva vissuto il trauma di una bambina finta male nel corso di un rito anti-demoni, Bambina che nella serie TV si chiama Asta ed è sua figlia. Nel fumetto Jamie Delano ci dice che John Constantine aveva visto una bambina ASTRA Logue venire risucchiata all’inferno da Nergal, un demone, nel corso di un rito finito male a Newcastle, dieci anni prima. E questo fatto lo perseguiterà per anni, finché il tutto non esploderà nei numeri 10-13 della serie Hellblazer che compongono la storyline The Devil You know.
Ancora: Nella serie Tv Johanna ha un’amica, la pretessa (della chiesa anglicana). Nel fumetto John Constantine aveva tra chi lo aiutò nel fallito esorcismo a Newcastle una suora cattolica, Sorella Anne Marie. Quindi Gaiman ha furbescamente preso il nome dal suo personaggio, ha cambiato sesso al personaggio originale, ma poi gli ha cucito addosso lo stesso retroterra di John Constantine. Solo che è tutto telefonato, sbattuto in faccia, esplicito, didascalico, prevedibile. Oppure modificato in modo tale che attenua o cambia del tutto il senso. Alla fine del terzo episodio TV dopo che Sogno ha recuperato il sacchetto, per mostrare ai telespettatori che Sogno è un essere sensibile ed empatizza con l’umanità è LUI che si rivolge a Johanna dicendo “l’incubo che ti tormenta non lo farai più”. Johanna non chiede nulla. Johanna è forte, e convive col suo dolore. Invece Sogno è l’uomo che empatizza con la donna forte. Nel fumetto è l’esatto contrario. Alla fine della storia, con Sogno distaccato, non-umano come è per tutta la serie, è John Constatine che chiede il favore di non fare più l’incubo di cui soffre dai tempi di Newcastle. E Sogno lo concede in modo freddo. Senza empatie o sensibilità posticce.
Potremmo continuare, ma probabilmente si è capito cosa vogliamo dire. Chi dice che la serie TV è fedele al fumetto sbaglia, oppure dimostra di non averlo mai letto.
VI sono però due punti di cui non si può evitare di parlare.
Il primo è il Black Washing di parte dei personaggi della serie. Parlo in primo luogo di Death. Cerchiamo di fare chiarezza, perché leggendo i commenti alla serie mi sono reso conto di quanto profonda e vasta sia l’ignoranza dei sedicenti “esperti”.
È verissimo che Death, pur avendo un aspetto definito, che è quello con cui li vediamo quando Gaiman ce li presenta nei loro reami, ossia beni loro luoghi di potere in cui sono Sé Stessi (e quindi Sogno HA un aspetto definito, come tutti i vari Eterni, ed è quello con cui lo vediamo quando non deve interagire con altri, ma è “a casa sua”), quando interagisce con le varie culture , razze, e pianeti (ricordiamo che Martian Manhunter, un marziano conosce Sogno e quando lo vede nel fumetto lo vede come una figura non umana) assume la forma con cui la definisce la cultura con cui interagisce in quel momento. Quindi A aspetto fondamentale definito, e B percezione diversa a seconda di chi ho davanti. Potremmo parlare di Essenza e Percezione, o del Noumeno Kantiano, il nucleo base della cosa, immutabile e inconoscibile dai mortali che tramite l’appercezione trascendentale e le sue dodici categorie hanno la percezione della SUPERFICE della cosa. La cosa in sé è inconoscibile. Ma voleremmo troppo alto, e mi scuso se ho citato Kant.
Se è vero che ogni Eterno può assumere aspetti diversi a seconda delle società che lo percepiscono (Sogno è un uomo nero, quando ha una storia con Nada, la principessa africana dell’antichità. Ma quando Nada arriva nelle Terre del sogno e lo rincontra Sogno nel momento della rivelazione di sé NON è più nero, ma ha il suo vero aspetto), è anche vero che gli Eterni sono una famiglia e condividono tratti sostanziali comuni. TUTTI gli Eterni hanno la pelle bianco lattea nel loro VERO aspetto, e quando interagiscono tra di loro non devono conformarsi alle società umane, ma sono tra loro pari, quindi, assumono il loro aspetto autentico.
Ecco perché Morte, Disperazione, Desiderio, Destino, Delirio, Sogno, se con ALTRI possono cambiare aspetto, tra di loro non lo fanno mai. Quando Morte ha il suo ultimo dialogo con Sogno nel volume Le Eumenidi, è sempre bianco lattea come era nel numero 8, alla sua prima apparizione. Perché quello è il suo VERO aspetto. Quello che ha quando è libera di essere sé stessa.
E questo è un primo punto. Poi ce ne sarebbe un secondo, ma ai cosiddetti esperti sfugge totalmente, perché l’ignoranza è vasta. Neil Gaiman prima di essere sceneggiatore è stato giornalista musicale nella Londra post-punk/New Wave. E se Dream è modellato su Robert Smith dei Cure, Death non è modellata su “una ragazza goth”. Dire sicuri di sé che Death “è modellata sull’immaginario goth” è dire una frase fatta. In origine Gaiman aveva come ispirazione per l’aspetto di Death Nico, la cantante dei Velvet Undergound. Poi però Mike Mike Dringenberg, il disegnatore, gli fece vedere un suo ritirato di Cinamon Hadley, una ragazza che conosceva, Gaiman decise che l’aspetto esteriore di Death avrebbe dovuto essere quello. Ma il punto è che anche il look di Cinamon Hadley si ispirava a un modello precedente, ossia Siouxie, cantante e leader dei Siouxie and the Banshee, dominatrice assoluta della scena post-punk londinese, Regina della scena goth. Dire con sicumera e aria saputa “Una ragazza goth” significa non cogliere o probabilmente non conoscere i riferimenti sostanziali alla musica presenti in Sandman. Robert Smith era il chitarrista dei Siouxie and the Banshee, oltre che essere leader dei Cure. E in quanto chitarrista dei SATB era “sottomesso” alla leader, alla regina. E nel fumetto chi è Death? La sorella MAGGIORE, che ha autorità su Sogno, che ne ha cura e che lo aiuta quando ne ha bisogno. L’aspetto visuale di Dream e Death nel fumetto non è casuale. Ha un senso, e alterare la cosa significa CANCELLARE questo senso.
Ma il black washing non è limitato solo a Death. Lucien da uomo bianco diventa una donna afroamericana. Rose Walker da bianca diventa afroamericana. Perché?
La risposta è molto semplice: perché sennò i finanziatori non finanziano. È un dato di fatto che a Hollywood esistano regole precise per cui nelle produzioni DEVONO esserci quote precise di personaggi gay, donne, neri, ecc… Prima vengono le quote, e poi la libertà degli autori di ideare personaggi, sennò niente soldi, e niente accesso ai premi gestiti dalle associazioni ufficiali del settore cine televisivo. Ma la cosa è ridicola.
Quando sempre nel sesto episodio la scena si sposta alla fine del 1300, e vediamo morte accompagnare sogno all’appuntamento con l’uomo che non muore, Morte è nera anche lì. Ed è assurdo. Londra nel 1389 probabilmente aveva in tutto 10 persone di colore. Perché Morte dovrebbe essere di colore in una società dove NESSUNO è di colore? Può esserlo solo se la sua ESSENZA è essere una donna di colore afroamericana. Ma così non è. Allora perché? Solo ed esclusivamente per fare black washing, e accontentare ciò che il pubblico vuole OGGI, senza nessuna attenzione a una credibilità o verosimiglianza storica.
È come se per promuovere il rispetto verso gli omosessuali io producessi un film o una serie TV dove nel 1300 gli omosessuali in tutto il mondo potessero sposarsi senza problemi in chiesa, con papa Innocenzo III che celebra il rito, e in questo modo sottilmente facessi credere chi guarda che la storia VERA sia questa.
Va bene tutto, ed è giusto sostenere il rispetto e l’accettazione, ma senza riscrivere la storia.
Inoltre, francamente fa ridere il razzismo implicito nel Black Washing. Non è vero che Non Occidentale = afroamericano, o che Nero = afroamericano e BASTA
Esistono decine, centinaia di possibilità per mostrare personaggi non bianchi caucasici. Perché Morte, Lucien o Rose Walker non potevano essere latino-americani? O Maori? O Indonesiani? O Cinesi? O Eschimesi?
No. Quando si deve usare un personaggio diverso da quelli bianchi DEVE essere per forza afroamericano. Non è possibile avere alternative. E questo è razzismo, tanto quanto quello che si combatte a parole.
Il secondo punto su cui non si può tacere, ossia la omosessualizzazione programmatica della narrazione di Sandman. Ora, è vero che nel 1991 si poteva dire fino a un certo punto e oggi è possibile spingersi molto oltre, e quindi è vero che se uno avesse scritto una storia nel 1991 avrebbe inserito (se LUI avesse voluto) elementi di narrazione omosessuale con uno stile e un tono propri del 1991, e se invece si scrive la stessa storia nel 2022 stile, tono e nettezza nell’esposizione possono essere diverse, il punto è che RI-scrivere una storia del 1991, con lo stile e il tono del 2022 è scorretto. O meglio, si può fare, ma è una operazione ideologica, esattamente come quando negli anni ’70 del XX secolo si riscrivevano le favole classiche con stile e toni in linea col femminismo, per cui Biancaneve non sposa il principe Azzurro, e Cenerentola manda a fare in culo la matrigna e va a vivere in una comune. Non ridete. Negli anni ’70 le Controfavole erano una cosa reale. O come quando Angela Carter riscrive le favole come Cenerentola o La Bella Addormentata, esplicitando quelli che secondo lei sono temi nascosti ma reali, ossia il bondage, il sadomasochismo, e il desiderio di sottomissione sessuale.
Sono riscritture ideologiche, ossia si prende una storia che è così come è, e la si modifica per adeguarla al modo di pensare che secondo gli autori del rimaneggiamento è MIGLIORE di quello espresso dalla storia originale. Fintanto che la cosa è dichiarata va bene. Angela Carter non pretende di eliminare le favole classiche. Le riscrive come LEI crede vadano scritte oggi per evidenziare elementi presenti ma finora sfuggiti, ma poi le pone accanto alle versioni canoniche. Chi vuole può scegliere l’una o l’altra. Quando invece si pretende di sostituire il precedente, con la riscrittura allora non va bene. La storia non rinasce da capo ogni giorno. E anche Neil Gaiman, non può riscrivere ogni giorno Sandman, dicendo “Quello che ho scritto prima non è più valido”. No. Di chi sono le storie? Degli autori? Certo. Ma NON solo degli autori. Quando una storia esce dalle mani degli autori, ed entra nei cuori di milioni di altre persone, diventa ANCHE loro. E l’autore non ha più il diritto di cancellare quella storia. Ha il diritto di crearne altre, che magari contraddicano la prima, la amplino, la rendano irrisoria, Insomma l’autore ha il diritto di creare. Ma non ha mai il diritto di CANCELLARE quel che ha creato. Perché quel che ha creato, se è stato letto ed apprezzato, non è più suo.
E quindi facciamo un passo oltre.
Questo Sandman è buttare? No. È fatto male? No. Come PRODOTTO TV è valido. Come SERIE TV forse meno, perché in alcuni punti zoppica. Certo, come TRASPOSIZIONE di un fumetto in TV è da buttare.
Ma come VERSIONE ALTERNATIVA, che non pretende di soppiantare quella originale potrebbe essere tollerato. Ma solo in questo senso.
E qui c’è il vero problema.
L’immaginario comune condiviso. A cosa penserà la gente quando sentirà la parola Sandman d’ora in poi? Al fumetto o alla serie TV? E l’immagine con cui si raffigura il mondo di Sandman quale sarà? Quella della serie TV o quella dei fumetti? La risposta facilona è “Beh, se vuole leggere i fumetti basta che li compra”, e questa risposta dimostra che chi la pronuncia non conosce nel mondo più assoluto il mercato del fumetto.
In Italia Sandman è stato pubblicato da vari editori. Dalla Magic, ma i volumi sono introvabili. Dalla RW Lion in 21 albi usciti nelle edicole, da tempo introvabili. E ora dalla Panini. Ma la Panini, avvicinandosi l’uscita della serie, che fa? Pubblica i fumetti di Sandman in un formato economico, così che chi vede la serie e sia curioso possa trovare edizioni ECONOMICHE e facilmente reperibili? No. La Panini pubblica un Omnibus a 89 euro.
Allora è evidente che il passaggio “da serie a fumetto” è (involontariamente?) boicottato, e GIOCOFORZA l’immaginario narrativo e visivo di Sandman che predominerà nelle giovani generazioni sarà quello della Serie TV, ossia un immaginario narrativo e visivo DIVERSO dall’originale, MENO ricco dell’originale, APPIATTITO in una promozione dell’omosessualità “perché sì”, ma senza vere giustificazioni di trama (Perché Alex Burgess DEVE avere una relazione omosessuale con il servo Paul? Perché Johanna Constantine DEVE avere una relazione omosessuale con la ragazza che ha il sacchetto di sabbia? Perché il Corinzio DEVE divertirsi a uccidere un prostituto maschio? Perché nella famiglia di Rose Walker i due uomini DEVONO essere una coppia omosessuale? Tutte scelte narrative senza un vero perché, ma fatte solo perché ora va di moda fare così)
Potremmo continuare per ore e ore, riflettendo ad esempio sui personaggi del Corinzio e di John Burgess e sua madre, altri due stravolgimenti rispetto all’originale, ma credo che ormai si sia capito cosa voglio dire.
Non posso però finire senza stigmatizzare con tutte le mie forze un errore tale che per me basta - da solo - a dichiarare questa serie un fallimento.
Il titolo del sesto episodio, che si ispira al numero 8 del fumetto “Il battito delle sue ali”, tradotto con il rumore delle sue ali.
Chi traduce così uno dei titoli più classici della storia del fumetto rivela che non conosce il fumetto e che anche se lo conosce non lo rispetta.
È come ritradurre l’Odissea “il viaggio lungo”, o The Lord of the Rings “il Re degli Anelli”.
Cambiare in questo modo significa disprezzare ciò che esisteva prima di me, e questo, anche se fatto per essere più inclusivo, sanare torti, ferite e soprusi subiti nei secoli scorsi da donne, neri, omosessuali, disabili è sbagliato.
Non si sanano i torti RISCRIVENDO il passato e CANCELLANDO ciò che è patrimonio comune delle generazioni che ci hanno preceduto. Azzerare la storia, e riscriverla a partire dall’Anno Zero della Liberazione, è tipico delle dittature. Qualcuno potrebbe dire “voi che parlate di dittatura per questo vi manderei nei campi di concentramento”. E io rispondo “Con me questi artifizi retorici non attaccano”. Oggi la dittatura non è come quella del XX secolo. Oggi la dittatura è subdola, e si fa amare. Passa per l’omogeneizzazione del tutto in un pastone dove vale tutto e il contrario, basta che ognuno sia felice e possa dire “mi hanno incluso!” E così, anestetizzato e col sorriso ebete di chi consuma il Soma che lo intrattiene, il popolo lascia che qualcun altro decida per lui. La dittatura culturale del 2022 è pericolosa e mortale tanto quanto la dittatura dei campi di sterminio e dei gulag del 1944.
Un battito non è un rumore.
Come la prima libertà è dire che 2 + 2 fa 4. Da questa derivano tutte le altre.
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