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Pier Luigi Manieri

Roma-Feyenoord e il Natale di Roma

Aggiornamento: 9 ago 2023

Se le ricorrenze hanno ancora un significato, la vittoria della Roma con un roboante 4 a 1 sugli olandesi alla vigilia del compleanno della Città Eterna, è qualcosa di ineluttabile. Ineluttabile ma non casuale. La Roma è alla quarta semifinale in cinque anni, una regolarità che ha il sapore del record, potrà anche non vincerla questa Europa League, ovviamente ci auguriamo il verdetto opposto, ma è un dato di fatto: che sia Champions League, Europa League o Conference League, la squadra che porta colori e insegne dell’Urbe ha nei campi d’Europa il suo terreno prediletto di scontro, retaggio di altre ere in cui Roma primeggiava imponendo la sua legge. Questa Roma che maltratta un avversario che ha nel portiere il suo miglior elemento, è guidata da un capitano romano e ancor più, romanista. Si chiama Lorenzo Pellegrini, un nome che va acclamato in tutta la sua grandezza, perché Lorenzo viene etimologicamente da Laurenti, la tribù che accolse Enea.

Un po’ troppo spesso bersaglio di attacchi ingiustificati da più parti, l’erede di Totti e De Rossi, che ieri erano in tribuna, sta risollevando una stagione scarsamente fortunata e minata da mille acciacchi, grazie a prestazioni che combinano carisma, classe e gol. Pellegrini è stato titolare con Di Francesco, con Fonseca ed è titolarissimo con Mourinho, eppure c’è chi si ostina a sminuirne la statura. Ieri ha preso un palo, ha servito deliziosamente Dybala e avviato l’azione del gol di El Sharaawy. In stato di grazia, ha posto il sigillo sul risultato. Ci sono quarti gol e quarti gol, alcuni valgono per le classifiche marcatori, altri ti demoliscono le residue speranze di rimonta. Quello del Capitano è inequivocabilmente della seconda specie. Accanto a Pellegrini va a buon diritto un altro calciatore che la romanità ce l’ha nel nome. Si chiama Paulo e viene dall’Argentina.  

È un fuoriclasse. È giunto a Roma a cercare la gloria perduta, e la sta trovando. Già campione del mondo, ieri ha mostrato agli olandesi perché è una gioia per gli occhi. Chiaramente per quelli dei romanisti. Per gli avversari è una sciagura.

Dybala è il fenomeno in cerca di riscatto, altra formula alchemica vincente per chi è famelico come il lupo, simbolo della Gens Giulia. Ancora tre partite, solo tre infinite partite e Pellegrini e Dybala possono divenire quello che furono Conti e Falcao negli anni’80, l’orgoglio glocal di una città che è più città di qualsiasi altra.

Se loro sono i condottieri, alle loro spalle si schierano un manipolo di legionari gagliardi e tosti. Il fosforo e i muscoli di Matic e Cristante, la veterana sapienza di Smalling e Llorente,  il vigore di un imperturbabile Mancini contro cui impatta Gimenez, che si fa male e viene pure espulso. La gara propone delle conferme, El Sharaawy e Spinazzola sono frecce imprescindibili.

Il terzino è stato meno brillante di altre volte ma il riflesso che lo porta al gol è l’ennesimo attestato di superiorità tecnica, quanto al Faraone, stupisce come Mancini possa ignorarlo sistematicamente, al pari dell’omonimo centrale giallorosso che è in forma strepitosa e in piena maturazione. Belotti e Abraham continuano a non andare a bersaglio ma ciò nonostante non se ne può negare  non solo l’impegno ma anche e soprattutto il contributo in fase offensiva.  Allo stato attuale, questa è tra le rose più competitive nella storia della Roma, una formazione che ha al suo comando uno specialista di coppe e vittorie alla dodicesima semifinale.

Ma attenzione: sbaglia chi pensa che Mourinho sia solo motivazione e tattica, ieri la Roma ha giocato splendidamente e sta anche ritrovando il gusto di travolgere gli avversari. Sette reti in due partite costituiscono un segnale eloquente. Quanto agli olandesi? Vae victis. La Roma è il loro spauracchio. Sconfitti in finale di Conference League, presi a pallate ai quarti di Europa League. Seppelliti sotto quattro gol, due pali e una rete annullata. Il tecnico Slot ha dichiarato che se avesse perso non avrebbe smarrito il sonno per dieci mesi e magari è così, chi siamo noi per non credergli? Non si è però espresso circa qualche seduta dallo psicoterapeuta. Al Feyenoord rimane la consolazione di aver fatto fuori la Lazio. Ma la Lazio non è la Roma. Auguri Roma! Daje Roma!

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