Se è vero com’è vero che l’unico modo di resistere ad un mondo che ci vuole come dei “morti viventi” è l’amore per la vita, se davvero prima o poi questa follia finirà, allora che mondo troveremo? Dobbiamo cominciare (in realtà molti di noi hanno cominciato da tempo), a capire come conservare in salute il mondo che ci circonda.
La prima cura per ogni malattia è l’implementazione delle difese immunitarie, no non sto suggerendo di curare i tumori con limone e bicarbonato (che poi, a casa mia, un acido e una base danno acqua e un po’ di sale, se la chimica che ho studiato è ancora corretta), ma è un dato di fatto che un fisico sano risponde meglio ad ogni malattia e coadiuva ogni cura; quindi dicevo le difese immunitarie si rinforzano facendo movimento, con lunghe passeggiate all’aria aperta e esposizione alla luce del sole (che è la prima fonte di vitamina D), respirando aria pulita, l’ossigeno che le foglie degli alberi producono con la fotosintesi; di nuovo mi stupisco di un mondo in cui si chiude in casa la gente e poi si danno integratori di vitamina D, si criminalizzano i latticini e poi si prescrivono integratori di calcio, si vieta la cura con il plasma iperimmune e si approvano gli anticorpi monoclonali, come se fosse buono tutto ciò che non è naturale!
Ecco la Natura, se questa cosa finirà (malgrado il mio incrollabile ottimismo comincio a non esserne più così sicura), la Natura, il verde, il mare, saranno la nostra forza.
Ma non pensiate che occuparsi di ambiente significhi solo parlare di acque cristalline e montagne, o di salvaguardare il Panda, ahimè occuparsi di ambiente vuol dire, al giorno d’oggi, occuparsi soprattutto di rifiuti. Già la monnezza!
Faccio parte di un’associazione ambientalista “Fare Verde” e la maggior parte delle nostre attività sono rivolte alla questione dei rifiuti; ogni anno in inverno facciamo una manifestazione che si chiama per l’appunto “mare d’inverno” nella quale ripuliamo diverse spiagge in tutta Italia, questo non serve a tenere pulite le spiagge, è evidente che una giornata l’anno non basti, per altro io non sono mai stata dell’idea che certe attività vadano svolte dai cittadini, le tasse vengono pagate per avere uno stato che si occupi di fare queste cose, ma per richiamare l’attenzione sul mare che esiste anche in inverno e per “tipizzare” i rifiuti che questo ci rilascia. Spesso veniamo chiamati a fare segnalazioni su rifiuti abbandonati nei posti più impensabili, amianto in pineta, vecchie lavatrici vicino a sentieri storico naturalistici, insomma la nostra attività e in larghissima parte incentrata sui rifiuti.
Tenete conto che questa pandemia ci ha lasciato in regalo anche un aumento dell’utilizzo di dispositivi usa e getta non riciclabili, si stima un consumo medio di 130 milioni di mascherine usa e getta al mese.
Insomma la buona gestione dei rifiuti, l’uso consapevole delle cose, e io direi il risparmio in generale, è fondamentale, per salvaguardare l’ambiente e la nostra salute!
Dirò subito che la mia posizione non è da fondamentalista, anzi l’approccio fondamentalista all’ambiente mi ha a lungo tenuto lontano dalle associazioni ambientaliste, non c’è locuzione più sgradevole di “decrescita felice” non c’è niente di felice nella decrescita, nessuno di noi, almeno non io, vuole tornare a lavare i panni al fiume o oltre amenità faticose, se è vero che il progresso in molti casi ha prodotto inquinamento è pur vero che spesso lo stesso progresso ha trovato il modo di “ripulire”.
Non mi piace chi vede l’essere umano come un “agente infestante” che va limitato o addirittura eliminato, amo pensare che invece l’UOMO può essere la soluzione, dobbiamo pensare che tutto quello che facciamo, lo facciamo prima di tutto per il nostro bene e per quello dei nostri figli! A questo proposito mi permetto di consigliarvi il libro “conservare la Natura” di Francesco Giubilei.
Per capirci: quando durante il confinamento ci mostravano le immagini dei delfini che entravano in laguna, dei falchi pellegrini in città e così via, con frasi sensazionalistiche tipo “la natura si riprende i suoi spazi” dopo l’ovvia meraviglia che è dovuta a queste immagini, qualcosa mi è suonata strana, ma davvero una città può dirsi bella solo con l’assenza del suo protagonista principale, l’UOMO? Non è un po’ strano che l’essere umano stesso festeggi il trionfo della sua assenza?
Quindi non mi avventurerò in gradi discorsi sulla green economy, sul PNRR o sul riscaldamento globale, temi tanto grandi da sconcertare, temi così grandi da spingerti a dire “vabbè ma io che ci posso fare?”; ho imparato invece che la soluzione è nelle cose semplici, nei comportamenti corretti di ogni giorno.
Come ci insegna la regola delle tre R (si lo so le R sarebbero 5 ma sono sufficienti 3 per i comuni mortali) la prima cosa da fare è RIDURRE, il che non vuol dire fare vita monastica credo che si possa utilizzare più o meno tutto, ma bisogna farlo con parsimonia, cioè NON SPRECARE, usare quello che ci serve, non di meno non di più, ettolitri di detersivo in lavatrice non rendono il bucato più pulito, c’è una quantità di sostanza che si può disciogliere nell’acqua (anche questa è una legge fisica) il resto è perso, per l’appunto sprecato, tenere l’acqua aperta mentre ci mettiamolo shampoo è uno spreco e così via, e non è nemmeno vero che “eh ma che posso fare io con il mio detersivo?! Quando ci sono le industrie che inquinano molto di più!” sappiate che la maggior parte dell’inquinamento da polifosfati in mare è dovuto al detersivo da uso domestico (ve le ricordate le mucillagini in adriatico?), quindi risparmiare non sprecare è cosa buona, ma continuare a consumare, perché se è vero che bisogna risparmiare ricordiamoci anche che l’economia deve andare avanti, perché anche l’uomo ha diritto a vivere come tutti gli animali, la definirei un’ecologia umanista.
RIUSARE è il secondo passo, a volte usiamo e cose e le buttiamo via ancora nuove, una bottiglia di plastica può essere usata molte volte, io le bottiglie del detersivo le uso come innaffiatoio e così via.
RICICLARE, questa è la terza R, se le prime due non richiedono alcun uso di energia aggiuntivo, per questa fase, che può quindi essere considerata l’estrema ratio invece si impiega, si può dire che inquiniamo anche nel riciclare, perché trasformare una bottiglia di plastica in un pile, una lattina vecchia in una nuova, richiede comunque una fabbrica e dei macchinari, ma ci accontentiamo, non abbiamo bisogno di discariche dove buttare i rifiuti e in aggiunta c’è bisogno di lavoratori che si occupino di questo processo, mi sembra tutto sommato un buon compromesso.
Se questi tre passi fossero seguiti con diligenza, rimarrebbero davvero pochi i rifiuti in discarica.
C’è poi bisogno di amministratori competenti che vigilino affinché le leggi, che ci sono, siano rispettate, la legge prevede che i rifiuti siano tracciati e che il committente risponda in solido dello smaltimento dei materiali anche quando questo viene affidato ad altri, quindi mi domando “com’è possibile che si riesca ad abbandonare una lavatrice in mezzo ad un bosco?”
Questi i pochi consigli pratici che posso dare, ma la questione è ancora di natura filosofica:
non mi arrendo a un modo che si sta spegnendo, il covid ha peggiorato tutto, siamo partiti dicendo che ne saremo usciti migliori e invece siamo diventati tutti più egoisti, malaticci e chiusi noi stessi; per altri versi però in alcuni ha acceso la voglia di vivere. di attaccarsi alle cose belle e sane, ebbene io penso che dobbiamo prendere questa energia e usarla per tutelare i nostri beni.
Due cose negli ultimi anni sono state demonizzate: la proprietà privata e la diversità.
Possedere vuol dire sentire tuo, si compra qualcosa perché vogliamo sentirla nostra, perché banalmente teniamo di più alle nostre cose, ovvio che ci vuole rispetto, possedere senza consenso si chiama stupro, così noi non dovremmo stuprare la natura che ci circonda, ma non dovremmo nemmeno sentirla come qualcosa che non ci appartiene, dovremmo possederla e amarla.
Per quel che riguarda la diversità dirò qualcosa di grosso: NON SIAMO TUTTI UGUALI, abbiamo si tutti gli stessi diritti e doveri ma non siamo uguali vivaddio, essere razzisti significa pensare che alcuni siano meglio di altri, io non lo penso, ma NON SIAMO UGUALI, siamo diversi: alti, bassi, grassi, magri, neri, bianchi, intelligenti, stupidi, buoni, cattivi ed è questo il bello siamo tutti pezzi unici! Questo appiattimento verso un’uniforme massa grigia è un’altra delle cose che ha contribuito alla spersonalizzazione, al distacco direi al menefreghismo. Quando si parla di rispettare le biodiversità sarebbe bello che in che queste fosse incluso anche il genere umano!
Quindi rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a prenderci cura dei nostri beni cerchiamo di lasciare nel mondo, un segno che sia memorabile non un cumulo di rifiuti!
Stay tuned
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