Quindi ora il problema è il trucco. Non i costi oscenamente folli di conduttori dalla faccia pulita come Fabio Fazio o l’assoluta assenza d’informazione plurale. E neppure il fatto che arte e cultura siano relegate ad orari interessanti unicamente per i vampiri, ma appunto, le creature della notte non è che la trascorrano inseguendo un verso di Dante o una scalpellata di Michelangelo. Nulla di tutto questo, il difetto della televisione pubblica è il “ blackface".
Sembra che la decisione sia stata presa sulla spinta delle proteste del pubblico, ma non solo, anche Ghali pare non abbia fatto mancare il suo biasimo. Per chiarezza, allo scrivente tutto ciò interessa il giusto se non fosse che anche questa “battaglia di civiltà”, puzza di seriosa ipocrisia. Tale e Quale Show è indiziato di essere il programma maggiormente colpito. La conseguenza quale sarà, quella di limitare le imitazioni ai soli cantanti bianchi? Si obietterà rispondendo che per cantare non è necessario mascherarsi. E invece sì. Sì, se il programma ha come sua ragione l’imitazione del canto, delle movenze, dell’aspetto.
La creatività al servizio dello spettacolo messa alla berlina dalla supposta difesa delle diverse sensibilità. Le istituzioni le fanno le persone, in questo la RAI potrebbe imparare qualcosa dalla Treccani che giusto un paio di mesi fa ha replicato con garbo e rigore alla richiesta di una giornalista della Reuters di cancellare “lavorare come un negro” dal vocabolario. Richiesta inviata twittando, naturalmente. Perché nel buon nome del politicamente corretto si entra a gamba tesa. E anche perché con una più discreta e-mail, non arriverebbero i meritatissimi like…
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