Sembra che i prodotti a base di insetti saranno presto presenti sulle nostre tavole dopo che l’Unione Europea per la sicurezza alimentare ha dato la sua approvazione.
Con le farine di insetti si possono produrre pane, pasta, biscotti, pizza, comporre salse e ripieni, si può sostituire la carne e possono essere mangiati interi, congelati, essiccati o in polvere. Molti gridano all’orrore mentre per altri, se inseriamo questi “novel food” nella ricerca di alimenti per sfamare la popolazione planetaria tutto ciò non ha di per sé nulla di sbagliato. Al di là di come la si pensi, occorre informare correttamente e chiaramente il consumatore e non favorire un consumo inconsapevole di certi cibi. Sappiamo quanto sia difficile leggere le etichette sulla composizione di ogni alimento che si acquisti al supermercato.
Molti non sanno che tra gli ingredienti di alcuni biscotti e prodotti dolciari c’è per esempio la farina di carrube, niente di sbagliato ma forse se fosse scritto sulla confezione più chiaramente tanti non comprerebbero questi prodotti forse percepiti di scarsa qualità. Idem per l’olio di sanza e di colza. Ricordo lo scandalo dell’olio di palma, demonizzato come cancerogeno tutto ad un tratto fu bandito, escluso da ogni prodotto che lo contenesse, i prodotti erano tantissimi, compresa la crema di nocciole più famosa del mondo che oggi l’azienda che la produce si affretta a sottolineare che il processo produttivo dell’olio di palma utilizzato è seguito in ogni suo passaggio e per questo assolutamente sicuro e di prima qualità.
Anche le patate quando furono introdotte in Europa verso la metà del “500 non furono accettate, considerate velenose e portatrici di malattie e di pessimo sapore ci vollero più di due secoli perché il loro consumo si diffondesse sulle tavole anche se dei ceti più poveri. Oggi non si può prescindere dal mangiare questi tuberi, gustosissimi e dai mille impieghi culinari. Fatti i doverosi distinguo, le farine ricavate dagli insetti ricche di proteine potrebbero essere un valido alimento del futuro, posto che l’allevamento non produca un rilevante consumo energetico e inquinamento, che non si giochi sporco con cloni e organismi geneticamente modificati per avere allevamenti intensivi e che non sarà facile accettarli, per gusto e per cultura, l’attuale sistema alimentare, ci dicono gli esperti, sembra non essere più sostenibile per l’uomo e per il pianeta.
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