Di fronte alla terribile notizia dei miei tre amici-colleghi scomparsi lo scorso sabato 16 ottobre in un incidente stradale nel deserto a Riad, io ho reagito con una pausa astratta.
Ho fermato tutto e tutto si è fermato intorno a me, l’aria si è rarefatta e ho percepito il vuoto che può darti solo quella sensazione inspiegabile derivante dalla consapevolezza improvvisa di essere scritti a matita e pronti ad essere cancellati in un attimo da un amministratore invisibile: il destino!
Contro il destino e le sue beffe non siamo niente e non possiamo combattere, così quando lui decide che sia giunta la nostra ora c’è la morte!
Ma cos’è la morte? San Francesco la chiamava sorella, Leopardi la invocava perché per lui la vita era male, per Ian McEwan non è altro che il risveglio dal sogno di una vita, tuttavia, da sempre la morte accompagna i nostri pensieri, fin dal momento in cui ne intuiamo il profondo mistero… quello di non sapere quando e come avverrà la nostra dipartita o quella di chi amiamo. Insomma, la morte come pensiero angosciante prima ancora di essere un fatto concreto, quello di non essere più!
Tanti i culti e i riti di morte, tante le concezioni e le filosofie che girano intorno ad essa, come la concezione della metempsicosi, secondo la quale l’anima trasmigra in altri corpi, umani e non fino al raggiungimento del Nirvana, quello stadio superiore in cui l’anima è rinnovata e migliorata, finalmente libera dalle sofferenze terrene.
Una liberazione, dunque e, infatti, come tale, viene festeggiata addirittura da certe popolazioni. Una festa per chi ci lascia per sempre. Bello, mi piace questa idea di distacco totale dalla materia, mi dovrebbe rasserenare l’immagine dei miei cari avvolta e coccolata dalla calda luce della pace eterna, ma poi faccio i conti con la mia cultura e con la mia storia e mi ritrovo a piangere disperata e a non capire perché… perché tre ragazzi giovani, forti, pieni di vita e di futuro ora non ci sono più?
Resto muta, dunque, e mi limito a raccogliere i saluti di chi vi ha amato, parole che spero possano alleviare il viaggio, ma non il vostro viaggio che ormai è compiuto, bensì il viaggio doloroso dei vostri cari che terminerà solo con la fine del loro tempo amaro.
Ciao amici miei!
I nostri saluti.
Voglio portare il mio abbraccio forte alle famiglie dei nostri tre amici, la mia vicinanza nel grande dolore di un tale insopportabile vuoto. Durante la tournée di Aggiungi un posto a tavola ho avuto la gioia di condividere con Antonio, Giampiero e Nicolas l’entusiasmo del palcoscenico, di apprezzare il loro autentico talento artistico e conoscere la bellezza della loro anima.
Antonio… la straordinaria gentilezza, il sorriso luminoso, la grande preparazione e passione per la danza hanno conquistato subito noi tutti. Giampiero… l’educata timidezza con cui esprimeva il suo talento, la rispettosa ammirazione verso noi colleghi più veterani, era sempre accompagnata dalla dolcezza del suo sguardo da eterno bambino.
Nicolas… l’inarrestabile desiderio di crescere e migliorare artisticamente, quante volte veniva a cercarmi in camerino per confrontarsi con me o anche solo per un saluto, un abbraccio. Mi mancheranno enormemente, porterò sempre nel mio cuore il loro tenero sorriso nel ricordo dei momenti gioiosi trascorsi in compagnia.
Lorenza Mario
Sentiremo la vostra presenza e il vostro appoggio durante la vostra assenza. Ciao angeli.
Francesco Caramia
Ho tra le mani un’agendina gioiosamente glitterata, apro la copertina e subito trovo una dedica dolcissima accanto ad una foto davvero speciale, quella della nostra splendida famiglia di cui voi eravate parte integrante, spiriti instancabili, talento immenso, sensibilità e sorrisi...tanti sorrisi che sapevano rallegrare anche le giornate più faticose, fatte di valige e ore piccole. Grazie per aver condiviso con noi la vostra luce...vi voglio bene!
Martina Gabrielli
Siete nelle piccole cose Siete nei bar del centro e in quelli di periferia Siete nel vento Siete nelle mani che tremano Siete nei sorrisi distratti Siete sui nostri cuscini prima di addormentarci Siete come il pane e Nutella la mattina Siete nelle nostre canzoni preferite Siete nei passi che facciamo Siete in tutto ciò che impareremo di nuovo Siete nel nome di un giovane uomo Siete nell'aria che respiriamo a pieni polmoni Siete la domenica Siete la fiamma della candela Siete nella luce che non vogliamo spegnere Siete i capelli ricci Siete le spalle di bronzo Siete gli occhi color del mare Siete la dolcezza di cui non siamo capaci Siete la tenerezza inaspettata Siete nelle preghiere Siete negli amici che fanno gli scherzi Siete negli abbracci rubati Siete nei salti a tempo di musica Siete nella malinconia che precede il risveglio Siete le tre di notte in albergo Siete chi aspetta gli altri per giocare Siete qualcosa di non detto Siete il sole di mezzogiorno Siete il ticchettare delle lancette Siete un silenzio che non smetteremo di ascoltare Siete anche la musica Siete la contraddizione Siete la certezza che nulla è vano se fatto con amore Siete nelle luci della ribalta Siete nel sipario che si apre Siete nelle due ore prima dell'inizio Siete sulla punta della bacchetta del maestro Siete trasformazione Siete elettricità Siete con noi ogni volta che chiudiamo gli occhi Siete lì e nessuno vi sposterà mai.
Camilla Nigro
Chiudo con una mia poesia, composta in queste notti in cui non prendo sonno pensando a voi incessantemente e con tutto il mio cuore.
I TRE NEL DESERTO
Non conosco quei posti
Né forse mai vi andrò
Tuttavia ho un’immagine
Impressa nella mente
Vedo Polvere
Polvere
Solo polvere
Mai più rumore!
Quando
l’ultimo granello
Di polvere si posa
E mi concede lo sguardo
Tre volti sereni
In pace
Mi congedano
Con un sorriso
I loro corpi
Poi
Intrecciandosi
In un giro di danza
Di rara perfezione
E bellezza
Si involano
Dalle dune al cielo
Un improvviso
Soffio di vento
Cancella le impronte
Dei loro piedi forti
E siamo niente!
Solo sabbia
Nel deserto del dolore
E lacrime
E Ricordi
E rabbia!
Un abbraccio grande e forte alle famiglie da parte di tutta la compagnia di AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive
Thomas Mann “La montagna incantata”
Comments