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Elena Romanello

MAYA HA COMPIUTO 80 ANNI

Nei mesi scorsi chi era incollato davanti alla RAI TV, negli anni Settanta, ha festeggiato gli otto decenni di un’incantevole signora, Katherina Freiin Schell von Bauschlott, in arte Catherine Schell, ex Bond girl, comprimaria di Peter Sellers nel secondo capitolo de La Pantera rosa e volto di svariati film d’avventura e in costume.


Catherine Schell

Ma soprattutto Catherine Schell è stata una delle protagoniste più iconiche della fantascienza televisiva anni Settanta, vestendo i panni dell’aliena Maya, mattatrice della seconda e ultima stagione del serial cult britannico Spazio: 1999 nel 1976.


Tra il 1973 i due produttori inglesi Gerry e Sylvia Anderson avevano realizzato una prima stagione di 24 episodi di Spazio: 1999, nata come seguito di Ufo, in cui si ipotizzava che la Luna con sopra Base Luna, poi, Alpha uscisse dall’orbita della Terra in seguito ad un’esplosione nucleare e iniziasse a vagare nel cosmo senza meta. La serie, composta da storie autoconclusive con una trama orizzontale abbozzata, era coprodotta dall’italiana RAI e riprendeva atmosfere e echi di 2001 Odissea nello spazio, ma fu molto apprezzata ovunque tranne che in Gran Bretagna.


Catherine Schell

Si decise, pertanto, di tentare una seconda stagione, con un cambio parziale di cast e l’intervento dello statunitense Fred Freiberger, noto nel settore con il poco lusinghiero epiteto di the series killer, che introdusse toni più da commedia e rivolti ad un pubblico di ragazzini (che comunque non avevano disdegnato la prima stagione), portando Spazio: 1999 alla sua conclusione dopo altri 24 episodi.

Da allora si sono delineate due anime all’interno del fandom di una serie che comunque continua ad essere amata ed apprezzata: chi preferisce decisamente la prima stagione, più filosofica e adulta, e chi, meno numeroso, ama le atmosfere più scanzonate ed avventurose della seconda stagione. Al di là di questa contrapposizione, però, in molti concordano che uno dei personaggi più iconici di Spazio: 1999 resta Maya, introdotta e voluta da Fred Freiberger, come sorta di signor Spock di Star Trek, con il potere di trasformarsi in qualsiasi essere vivente terrestre o alieno.

 

Catherine Schell non era nuova alla fantascienza, era comparsa nel 1969 nel cult della Hammer Luna zero due, ed aveva già fatto la comparsa in un episodio della prima stagione di Spazio: 1999, Il pianeta incantato, nel ruolo di un’androide sexy su un mondo pronto a soggiogare le menti dell’equipaggio di Alpha.

 

Il personaggio di Maya piacque molto sia al pubblico maschile, e non solo per ovvi motivi goliardici, che a quello femminile, perché era simpatica, volitiva, forte, tosta e ribelle: in un’epoca in cui non si parlava con la continuità ossessiva oggi di girls power, ma c’erano modelli interessanti e insoliti, fu senza dubbio una figura innovativa non solo come super eroina.


Catherine Schell

Dietro a Maya, aliena del pianeta Psychon capace di mutare forma, ci sono vari archetipi narrativi: è l’ultima sopravvissuta di un mondo distrutto, come Clark Kent, destinata quindi a non sentirsi mai a casa sua. Suo padre la amava tantissimo, ma si è macchiato di crimini orrendi per cercare di salvare il loro pianeta, portandolo alla distruzione, e gli incontri che la ragazza avrà con altri alieni, a parte gli abitanti di Alpha, saranno tutti all’insegna del dramma e del pericolo.


Maya non è comunque una damigella in pericolo, è lei spesso a salvare gli altri, anche se ogni tanto il favore le viene ricambiato, è una super eroina spesso non amante dei suoi poteri, che possono sfuggirle di mano. Ha varie caratteristiche della ragazza magica, infatti molte appassionate, soprattutto le più giovani, la videro come una sorta di protagonista di una fiaba, in fondo è una principessa senza regno: non è un caso che uno dei Paesi in cui fu più apprezzata è il Giappone, terra di majokko guerriere, e negli anni Novanta varie ragazze la riscoprirono sull’onda di Sailor Moon.


Maya ha anche verve e simpatia degne di un’eroina da commedia brillante anni Cinquanta: nel corso della serie vive una storia d’amore con il primo ufficiale Tony Verdeschi, tra battutine e scherzi, con echi dei contrasti tra Darcy ed Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio.

La seconda stagione di Spazio: 1999, vista con gli occhi di oggi ma anche a fine anni Settanta, soffre comunque di alcuni grossi problemi, troppo uso di mostri pacchiani e sceneggiature che partono da temi anche interessanti, i contrasti razziali, il terrorismo, i finti dei, i viaggi nel tempo, il relativismo culturale, ma che non si dimostrano poi all’altezza delle premesse. Del resto, allora il ruolo delle serie televisive era innanzitutto intrattenere un pubblico quanto più vasto possibile e questo obiettivo è stato raggiunto.


Il personaggio di Maya resta però emblematico e importante, in un’ideale storia del protagonismo femminile, concepito in un tempo in cui non si voleva dare lezioncine morali assolute, ma semplicemente (si fa per dire) appassionare. Non è un caso che sia ancora così popolare ed amato, basti pensare che la sua voce italiana, Noemi Gifuni, doppiatrice anche di attrici del calibro di Ingrid Thulin e Anne Bancroft, è ricordata per questa interpretazione, una cosa che la stupisce e lusinga alla stessa maniera.


Per le ragazzine di fine anni Settanta Maya è stata comunque un’amica a cui appassionarsi, che continua a viaggiare nello spazio in cerca di nuove avventure. E lo farà per sempre, nel mondo della fantasia.

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