Tra il 1961 e il 1967 Stan Lee creò, da solo o insieme ai disegnatori che lo affiancavano nelle varie serie Marvel Comics, tutti i quasi i personaggi che ancora oggi costituiscono il nucleo centrale dell’universo Marvel, fumetti o cinema che sia. Partendo dai Fantastici Quattro (Fantastic Four in originale) nel 1961 e arrivando a Capitan Marvel (Captain Mar-Vell) nel 1967 le basi del mondo in cui ancora oggi si muovono i vari protagonisti di serie a fumetti e/o film furono stabilite, e sostanzialmente rimangono ancora oggi le stesse. Ecco perché, per celebrare i sessant’anni di storia di questo universo, e per conservare la memoria di quel che fu, contro i vari tentativi più o meno riusciti di snaturare o modificare l’essenza dei personaggi, come PlusNews abbiamo deciso di dare il via a una serie di ritratti dei vari personaggi cardine del Marvelverso. Non è un’operazione puramente nostalgica, ma un preservare la memoria storica. D’altronde non siamo stati noi i primi a dire che chi non ricorda il passato non è degno di rivendicarlo come suo, ma sicuramente la frase ci trova concordi. Ecco perché vi chiediamo di viaggiare coi noi a ritoso nel passato, per tornare a guardare a quei personaggi con gli occhi di chi li vide per la prima volta.
Fantastic Four: la chiave di volta di tutto
Tra la primavera e l’estate del 1961 pochi se ne rendevano conto, ma stava per succedere qualcosa di nuovo. Martin Goodman, editore della Marvel Comics, casa editrice a fumetti che si barcamenava seguendo le mode del momento e con un “glorioso passato alle spalle” vissuto negli anni ’30, ’40 e ’50 sotto i nomi Timely prima e Atlas poi, chiamò nel suo ufficio Stan Lee, cugino di sua moglie e da anni unico sceneggiatore dei fumetti pubblicati dalla casa editrice di Goodman dicendogli “Stan, devi scrivere una storia su un gruppo di eroi. C’è un mercato”. Goodman aveva seguito con attenzione il ritorno in grande stile dei super eroi messo in moto dalla DC Comics tra gli anni 1056 e 1960, e voleva ricavare una fetta di questa nuova “torta editoriale” prima che la moda passasse come tutte le altre prima di questa. Lee non era soddisfatto del suo lavoro, convinto di perdere tempo a scrivere storie fini a se stesse solo per riempire le pagine delle varie collane, e aveva quasi deciso di lasciare la Marvel, per tentare una carriera nel giornalismo. Ma stimolato dal fatto che Goodman gli aveva praticamente dato carta bianca decise di tentare il tutto per tutto. Avrebbe scritto una storia di super eroi, ma a modo suo. Il risultato fu Fantastic Four 1, pubblicato nel novembre del 1961, e per molti lettori fu uno shock.
Dinamiche familiari
L’idea vincente di Stan Lee, che avrebbe applicato da quel momento in poi per tutti i personaggi che avrebbe ideato, fu talmente semplice da rimanere stupiti che nessuno ci avesse ancora pensato: se vuoi che i lettori si identifichino con i personaggi che leggono devi far sì che questi nel loro mondo vivano (o dicano di vivere) gli stessi problemi che i lettori vivevano nel loro mondo (loro o le persone a loro vicine, come i genitori e gli adulti con cui erano in contatto). Quindi problemi economici, di relazioni amicali, di amori non corrisposti, lavorative. Ufficialmente il motto fu “super eroi con super problemi”, ma la realtà era “super eroi come persone normali, che affrontano le stesse difficoltà che potrebbe avere un lettore”. Ecco quindi che i Fantastici Quattro affrontano, al di là del nemico di turno, problemi quotidiani o quantomeno comprensibili da chi leggeva. Johnny Storm, il più giovane dei quattro, fratello minore di Sue Storm, era la Torcia umana, ma era anche un teenager irruento, piacione, galletto con le ragazze. Il modello di riferimento era quello delle pop star o degli attori di successo teen, come potevano essere Frankie Valli, o il Ricky Nelson di Un Dollaro d’Onore. In più il suo essere un super eroe idolo delle ragazze non gli garantiva automaticamente la benevolenza della scuola, e questo richiamava nella mente dei lettori i problemi scolastici che potevano avere anche loro. Ben Grimm, la Cosa, era il diverso, il personaggio buono che però incuteva paura e per questo veniva tenuto a distanza da chi si fermava alla prima impressione. Anche questo faceva risuonare nei lettori la sensazione di tutte le volte in cui si erano sentiti esclusi, tenuti ai margini. Lee raffinò questo elemento quando creò l’Uomo Ragno. In fin dei conti la Cosa era mostruosa, e obiettivamente il suo aspetto spaventava. L’esclusine quindi poteva essere se non giustificabile quantomeno comprensibile. Ma quel che teneva la Cosa ancorata al mondo del bene era l’affetto degli amici. Senza di essi sarebbe stato solo l’ennesimo mostro dal cuore d’oro, un Frankenstein incompreso e tragico. L’affetto della sua famiglia invece lo salva. E anche questo era qualcosa in cui i lettori potevano riconoscersi o perlomeno prendere come speranza che accadesse anche a loro. E poi c’era la coppia Reed Richards /Sue Storm. Se i Fantastici Quattro sono la Famiglia Fondatrice del Marvelverso, allora Reed e Sue sono la coppia fondante, il patriarca e la matriarca, le due figure la cui autorevolezza è accettata. L’autorevolezza dei due però è l’autorevolezza del genitore, non del leader. Se riflettiamo su chi sia autorevole nel mondo Marvel abbiamo pochi esempi. Capitan America, che ha l’autorevolezza del leader. L’uomo Ragno, che ha l’autorevolezza della persona a cui gli altri riconoscono la sincerità delle motivazioni e la coerenza nel tentare di essere sempre responsabile verso il prossimo. E poi Reed e Sue, che raffigurano l’autorevolezza dei genitori. Iron Man/Tony Stark non è autorevole. È intelligente, capace, pieno di risorse, ma è anche contestato. Thor è un Dio, quindi di per sé staccato dal resto dal suo essere divino, ma per sua scelta non tenta di imporsi su quelle che nei fatti potrebbe considerare creature inferiori. Wolverine e i vari mutanti non sono autorevoli, in quanto troppo caratterizzati. I loro rapporti si esprimono all’interno del mondo mutante, ma al di fuori stentano a essere visti come al di sopra delle parti. Idem, per motivi diversi ma simili per Pantera Nera e Freccia nera. Reed e Sue dicevamo, sono la coppia primordiale. E questo si coglie perfettamente nella storia del Matrimonio tra i due (il terzo annual dei Fantastici Quatto nel 1965) che vede tutto il mondo Marvel radunarsi per un evento che non è solo sociale, ma fondativo per il loro universo. Se il Padre e la Madre possono sposarsi ed essere famiglia, allora questa possibilità è aperta a tutti. Altra grande intuizione di Lee, che in questo modo legava sempre più il mondo letto con il mondo vissuto dal lettore.
L’essenza
Qual è quindi l’essenza dei Fantastici Quattro, a prescindere da elementi contingenti e legati al periodo? I prodotti d’intrattenimento, infatti sono capsule temporali che riflettono il tempo in cui furono realizzati, perché ideati e realizzati avendo l’obiettivo della vendita. La differenza tra prodotti d’intrattenimento e prodotti frutto della creatività del singolo è questa: l’intrattenimento deve per sua stessa natura arrivare al maggior numero possibile di fruitori. E per far questo deve essere in sintonia con i lettori. Sia i lettori che il prodotto che leggono esistono in un determinato contesto spazio temporale, e questo contesto – fatto di rimandi al mondo reale, ai suoi problemi, ma anche a tutto quello in cui sono immersi sia i lettori che gli autori – fa sì che quanto più il prodotto sia in sintonia con il pubblico, tanto più il pubblico ne fruisca in modo immediato, riconoscendosi in esso. Ma a parte questo c’è un’essenza che permane al di là della contingenza storica, e va conservata per non snaturare l’opera. Nel caso dei FF questa essenza è l’essere una famiglia. Togli questo, e hai un’altra cosa. In cosa, infatti, Ultimate FF ha fallito? Nell’eliminare questo, trasformando i Fantastici Quattro in qualcos’altro che aveva solo il nome dell’originale, ma nulla della sua essenza. Stessa cosa per i “New Fantastic Four” ideati da Walter SImonson nel corso della sua run sulla prima serie. SImonson ideò una trama in cui in un momento in cui i FF originali erano svaniti altri quattro eroi (Hulk grigio, uomo Ragno, Wolverine, Ghost Rider) li sostituirono, diventando i Nuovi FF. Ma era solo una trama che aveva un inizio e una fine. Sostituire i quattro personaggi originari in modo permanente è impossibile. Molti autori ci hanno provato (John Byrne, ponendo She Hulk al posto della Cosa, Steve Englehart con Mrs Marvel/Sharon Ventura e Crystal al posto di Reed e Sue, e altri ancora) ma sempre la forza dell’origine ha riportatole cose a posto. Detto questo si pone un problema: è lecito riscrivere e/o modificare i personaggi? In un certo senso la Marvel ha già risposto nei vari What If pubblicati in questi decenni. In ognuno di questi l’essenza del gruppo veniva modificata da un corso di eventi alternativo, ma sempre il tutto finiva in tragedia o col ritorno allo status quo, come se il modello originale fosse “il migliore di mondi possibili”. E se la saggezza della Marvel già l’ha scoperto, perché andare contro il destino?
Comments