Abbiamo letto La scelta di Lazzaro. Uno spaccato in prima persona di una pagina che sembra ci si ostini a non voler voltare fa da sfondo all’esistenza di un sopravvissuto. Asciutto, poetico, disincantato. Ben scritto, lontanissimo dall’apologia seppure appassionato. Nostalgico ma senza l’enfasi fanatica di un Carlotto. Ne parliamo col suo autore, Alessandro Bastasi.
Lazzaro è un nome troppo suggestivo per essere casuale
In effetti ho scelto questo nome perché molto evocativo, echeggia un passo molto noto del Vangelo di Giovanni. Il mio protagonista ha vissuto l’esperienza della lotta armata, è “morto” in carcere e dopo nove anni è “risorto” a nuova vita. Ma l’esistenza precedente torna a chiedere il conto, e non esiste, non può esistere una terza possibilità.
Il discorso diretto per rendere più immediata l’immedesimazione del lettore o per restituire la prospettiva del protagonista?
Mi interessava restituire soprattutto la prospettiva del protagonista, per questo l’ho seguito come se avessi avuto una camera a spalla, cercando di coglierne l’espressione, gli sguardi, i gesti, di osservare quello che vedeva lui, di catturarne le parole, senza giudicare, senza moralismi, lasciando al lettore le valutazioni che ritiene di fare in base alla propria sensibilità, cultura, esperienza.
La storia si discosta dai canoni cari a certa letteratura per vocazione. Non c’è alcun afflato celebrativo alla Carlotto, nessuna enfasi nostalgica.
Nessuna enfasi nostalgica, non era certo questa la mia intenzione. Ho scritto questo lavoro alla stregua di un romanzo storico, volevo, sulla base della mia esperienza diretta di quegli anni, restituire al lettore il senso di un’epoca, l’atmosfera che si respirava, le motivazioni che hanno spinto una parte della mia generazione verso la lotta armata. Come dicevo, ho preso in spalla una telecamera e ho registrato quello che “vedevo”.
La comparazione tra guerra vera e i suoi protagonisti, e penso a quella israelo-palestinese, e quella “a uso e consumo inventata” da lui e quelli come lui. Oltre ai terroristi da tastiera che ancora oggi inneggiano a una mitologia che non c’è mai stata e che comunque non hanno vissuto. È un passaggio chiave e severissimo. In primo luogo verso sé stesso.
Lazzaro, dopo la detenzione e soprattutto ripensando a quello che ha visto e fotografato a Beirut nel 1982, si rende conto dell’errore strategico prima ancora di etico compiuto da lui e da “quelli come lui”. Errore strategico perché, a fronte di un’analisi della realtà economica dell’epoca non priva di spunti interessanti (basti pensare al SIM, Stato Imperialista delle Multinazionali), non hanno tenuto conto delle condizioni strutturali in essere e di quelle che stavano maturando: da un lato l’affermarsi delle nuove tecnologie che in poco tempo avrebbero scardinato i rapporti di produzione così come li abbiamo conosciuti fino ad allora; dall’altro lato l’errata convinzione che le condizioni rivoluzionarie si sarebbero verificate radicalizzando fino alle estreme conseguenze lo scontro. Aggiungiamoci il velleitarismo contro un antagonista di classe potente e ramificato, grazie anche all’alleanza con apparati dello Stato e alle pressioni di paesi stranieri quali gli USA, e l’idea di “guerra inventata a proprio uso e consumo” ci sta tutta. Si ritenevano i demiurghi della storia, e hanno sbagliato sia i metodi sia gli obiettivi.
Perché in Italia il terrorismo rosso gode di un’aurea mitica? È visto come una pagina romantica, ma cosa c’è di romantico nello sparare alla schiena di un uomo disarmato?
Onestamente a me non sembra, al di là di una sparutissima minoranza di nostalgici, che ci sia chi ammanti di romanticismo un fenomeno come il terrorismo rosso. Mi pare invece che sia accaduto tutt’altro, una vera e propria rimozione voluta dalla politica, a destra ma soprattutto a sinistra, finalizzata a derubricare a mero fenomeno criminale le vicende di allora, come se fossero state un bubbone malato su un corpo sano. Non si è mai voluto, per scelta, addentrarsi in un'analisi puntuale e senza pregiudizi sul contesto e sulle ragioni politiche che hanno determinato la nascita dei movimenti armati.
Dove è acquistabile La scelta di Lazzaro?
Dove si acquistano tutti i libri, in libreria e negli store on line. Il romanzo è uscito tre anni fa, è andato in ristampa l’anno scorso, se non presente sugli scaffali il libraio lo può ordinare al distributore o alla casa editrice. Chiunque inoltre può ordinarlo direttamente alla casa editrice: https://divergenze.eu/prodotto/la-scelta-di-lazzaro/
Al netto di distopie come il terrorismo, Alessandro Bastasi è un ottimista. La concentrazione perseguita da gruppi come Feltrinelli nonché l’azione sistematica di penetrazione del mercato a opera delle piattaforme digitali stanno desertificando culturalmente le città. Spariscono i cinema, i teatri e le librerie, le quali per restare a galla devono mettere in vendita biografie di principi. Il risultato finale è che anche volendo, per un romanzo accedere in libreria è un’utopia. Però, ottimista o no,è soprattutto un romanziere con la R maiscola. La scelta di Lazzaro è davvero da leggere.
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