Al termine della lunga guerra civile europea iniziata nel 1914 e finita nel 1945, l’uomo occidentale ha rimosso la guerra dal proprio orizzonte culturale. Ciò nonostante, la guerra esiste e di tanto in tanto si ripropone ai nostri occhi, sempre drammaticamente uguale a se stessa.
Ciò che nella storia è vero da sempre, ovvero che i conflitti armati sono stati sempre finalizzati ad espandere l’influenza di uno stato a livello continentale o mondiale e a esercitare il controllo di un territorio straniero per fruttarne le risorse economiche, viene negato evidenziando solo i danni collaterali che la guerra provoca.
Nella contemporaneità, la parola guerra risulta sconveniente. Da qui il riccorso a espressioni sottilmente ipocrite come “missione militare di pace” - un ossimoro particolarmente fortunato - oppure, nella più recente versione putiniana, definita “operazione militare speciale”.
UN GIUDIZIO ETICO SULLA GUERRA NON E’ POSSIBILE
Anziché affermare l’impossibilità di dare un giudizio etico sulla guerra e di constatare che la storia dell’uomo è fatta di conflitti, l’Occidente l’ha collocata nella sfera dell’irrazionale e solo quando è chiamato a combatterne una, avverte l’esigenza di una giustificazione rifacendosi un imperativo morale.
Sono esempi del ricorso strumentale a questo concetto: “l’ingerenza umanitaria” con la quale Bill Clinton giustificò l’intervento della NATO nella ex Yugoslavia; “la guerra giusta” dichiarata da George W. Bush al regime talebano dell’Afghanistan; “la guerra preventiva” teorizzata sempre da George W. Bush per invadere l’Iraq.
Anche nell’attuale guerra in Ucraina, le ragioni ideali sono diventate uno strumento di giustificazione. Si dice: c’è un aggredito e un aggressore, ma non si tratta di un fatto inedito. Anzi, alla luce degli esempi citati più sopra, questa discriminante non appare sufficiente a evidenziare i torti e le ragioni delle parti in conflitto.
LE SEMPLIFICAZIONI SONO DOLOSE E NON AIUTANO
La guerra non è altro che uno strumento estremo e problematico della politica estera. Quando ciò non viene considerato, come è avvenuto omettendo di considerare le possibili “ragioni” della Russia, si trasferisce integralmente il conflitto su un terreno in cui si può omettere di considerare la realtà.
Da quel momento la guerra diventa semplicemente un confronto tra il bene e il male. E il bene, ovviamente, è ciò che viene stabilito secondo interesse e utilità, negando anche quelle verità che si supponevano acquisite che vengono addirittura ribaltate secondo convenienza.
Così il battaglione Azov, che prima dell’invasione russa, per la stampa e i giornalistimainstream, era considerato un gruppo paramilitare nazista è diventato un manipolo di eroi, i cui comandanti sono colti e hanno ripudiato il nazionalista Stepan Bandera per leggere Kant. Nazisti? Forse. Ma adesso dalla parte giusta.
LA NECESSITA’ DI UNA LETTURA PIU’ PROFONDA
Anche la saga cinematografica di Guerre stellari, riesce ad essere più profonda di questa lettura della guerra in corso. Lì il bene e il male possono essere una frattura che addirittura attraversa i rapporti padre-figlio, mentre qui si avverte la necessità di schierare l’opinione pubblica a favore di uno e uno solo dei contendenti.
Un giudizio che accenni alle ragioni recondite della guerra della Russia all’Ucraina, viene negato anche all’interno della cultura liberale. Niente ne’, niente ma. Viene “suggerito” un pensiero che annulla tutte le sfumature. Dunque nessun grigio, ma solo bianco e nero.
La maggioranza dell’opinione pubblica italiana ed occidentale, anche di chi scrive, è pro Ucraina e contro l’aggressione russa, ma è sufficiente rilevare anche solo una delle increspature del pensiero attorno a questo conflitto, per essere tacciati di essere nascostamente a favore di Putin. Una pratica assai poco liberale.
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