Primo di quattro appuntamenti del progetto TAZ/ 0,13 mq - Temporary Autonomous Zone/ Zona Temporaneamente Autonoma - in cui quattro curatori e cinque artisti – appartenenti ad alcune delle differenti realtà coinvolte nella mostra Materia Nova. Roma nuove generazioni a confronto, ma anche esterni ad essa – lavoreranno per la prima volta insieme allo sviluppo di quattro nuovi progetti; quattro interventi da realizzarsi all’interno di un campo d’azione di dimensioni estremamente ridotte: una scatola di legno (40,8 x 34 x 36 cm), riproduzione in scala 1:10 della sede storica di Spazio Y.
TAZ/ 0,13 MQ si pone dunque come un invito al gioco, uno spazio di sperimentazione franco, svincolato dalle dinamiche istituzionali e di mercato, una sfida per i curatori e gli artisti coinvolti nella liberazione di potenziale immaginativo inespresso mediante lo sviluppo di nuove soluzioni contenutistiche, allestitive e formali. Gli altri tre appuntamenti saranno il 27 febbraio, il 5 e il 10 marzo.
Nel 1991 con il saggio TAZ1 lo scrittore e anarchico Hakim Bey introduce il concetto di Temporary Autonomous Zone/ Zona Temporaneamente Autonoma, descrivendo la tattica socio-politica del creare temporaneamente degli spazi autogestiti al fine di eludere le logiche vigenti nelle istituzioni formali.
Prendendo spunto da questo concetto e sfruttando le potenzialità del piccolo formato, TAZ/ 0,13 mq è concepito come un organismo che si modifica, uno spazio minimo che si trasforma attraverso lo sviluppo consecutivo di quattro micro installazioni site-specific.
All’interno del contesto istituzionale della Galleria d’Arte Moderna Roma, con un rimescolamento inedito delle carte in gioco, quattro curatori e cinque artisti – appartenenti ad alcune delle differenti realtà coinvolte nella mostra Materia Nova. Roma nuove generazioni a confronto, ma anche esterni ad essa – lavoreranno per la prima volta insieme allo sviluppo di quattro nuovi progetti; quattro interventi da realizzarsi all’interno di un campo d’azione di dimensioni estremamente ridotte: una scatola di legno (40,8 x 34 x 36 cm), riproduzione in scala 1:10 della sede storica di Spazio Y.
Se durante l’inaugurazione della mostra il modellino è stato oggetto di un’azione collettiva, che ha visto gli artisti presenti costruire al suo interno un’installazione temporanea composta da una stratificazione di elementi, un accumulo caotico e disorganico di piccoli oggetti scelti in modo autonomo dai partecipanti, in questa seconda fase il confronto con lo spazio diventa puntuale, coinvolgendo per ciascun intervento uno o più artisti e un curatore in dialogo per la costruzione di un nuovo progetto.
L’ideazione di un’opera e il suo allestimento prevedono inevitabilmente una messa in relazione tra lo spazio mentale dell’artista e del curatore sia con le caratteristiche strutturali del contesto in cui agire, ma anche con le logiche interne del luogo che la conterrà, un processo mediante il quale la dimensione concettuale-immateriale acquista consistenza divenendo tangibile.
Immaginiamo che ad una contrazione estrema dello spazio, con il conseguente vincolo di agire entro precisi margini, si affianchi un’apertura incontrollata alla possibilità, un sottrarsi a qualsivoglia logica vigente nei luoghi deputati all’arte, che cosa succederebbe?
TAZ/ 0,13 MQ si pone dunque come un invito al gioco, uno spazio di sperimentazione franco svincolato dalle dinamiche istituzionali e di mercato, una sfida per i curatori e gli artisti coinvolti nella liberazione di potenziale immaginativo inespresso mediante lo sviluppo di nuove soluzioni contenutistiche, allestitive e formali.
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