Nonostante non ci sia certezza del domani e chissà quante volte il Magnifico è stato citato in questo anno di clausura forzata, la F.E.S.I.K guarda al futuro. Anche anagraficamente, sabato 27 p.v. terrà infatti uno stage per giovanissimi da avviare alla selezione nazionale. L’occasione è buona per fare il punto con Sean Henke, settimo dan Shotokan, presidente della federazione e figlio di Carlo, grande figura del Karate nazionale e internazionale
Buongiorno Presidente, forse dal cinque si potrà riaprire. Tuttavia questo non cambia il fatto che a quanto pare, il covid sia un virus selettivo: colpisce gli amatoriali ma non gli agonisti. Battuta a parte, a noi sembra una discriminazione che non ha alcuna spiegazione logica, scientifica e sanitaria.
Concordo. Ma andiamo per ordine, lo sport prima ancora che un fatto agonistico è essenziale sotto l’aspetto fisico e mentale. Rispetto alla questione, gli ambienti sportivi sono più sicuri. Mi capita di andare nei supermercati e c’è assembramento ma le palestre che hanno numeri limitati non possono aprire o solo per coloro che rivestono interesse nazionale. Andando per settori, i bambini non si ammalano. Non è coerente. Ci hanno chiesto di prendere tantissimi accorgimenti, a spese nostre, ma poi ci chiudono. Non credo che sia giusto. Come non lo è chiudere gli impianti sciistici. Si poteva ridurre le presenze ma sopravvivere. Investimenti importanti che vanno pagati, come si fa coi ristori? Non compenseranno le perdite. Allargando il panorama oltre le palestre, tutto è immobile e chiuso. Non si va più al cinema, a teatro...
Il mondiale in Romania fissato per luglio?
Spostato alla fine di settembre. C’è tantissima incertezza, speriamo che con la vaccinazione, coi dovuti accorgimenti si possa fare come gli altri campionati nel secondo semestre. Sono manifestazioni che richiamano tanto pubblico. A livello nazionale, se parliamo di bambini c’è sempre tanto pubblico costituito dai genitori e famigliari. Ma ai mondiali con stadi gremiti, lo spettacolo è assicurato. Questi eventi sportivi innescano una filiera produttiva che va dalle compagnie aere fino ai produttori di articoli sportivi.
Ci descriva la F.E.S.I.K
Volentieri. Fino al1989 il Karate italiano era racchiuso in un’unica federazione, la FITAK. Poi un gruppo importante guidato dal M° Shirai decise di andarsene creando la FIKTA. All’origine di queste separazioni vi sono fattori politici e diversità di vedute e considerazioni tra Karate sportivo e tradizionale. Lo sportivo ed il tradizionale possono tranquillamente coesistere. Mio padre entrò nella FIKTA e creò al suo interno il Settore Kumite Sportivo poi nel 1993 ne uscì e venne creata la F.E.S.I.K .
Ad eccezione della FIJLKAM la vostra organizzazione ha il riconoscimento dallo Stato, ma i vostri atleti non prendono parte alle olimpiadi, come mai?
La F.E.S.I.K, pur avendo un riconoscimento statale non ha il riconoscimento del CONI. Abbiamo avuto un abboccamento per una eventuale convenzione ma avremmo dovuto rinunciare a tutte le competizioni internazionali. In FIJLKAM si preparano i gruppi militari che sono professionisti. Fanno unicamente quello, eppure, mi creda, se si escludono i gruppi militari, il livello è identico. Sull’aspetto della preparazione fisica sono bravi. Nel kumite abbiamo regolamenti differenti il loro è unicamente sportivo, Noi abbiamo l’uno e l’altro. Vale a dire, sportivo e tradizionale
La disciplina del Karate è costantemente rielaborata, ciò non costituisce un depotenziamento?
Il Karate è uno degli sport che ha subito più evoluzioni. O involuzioni, dipende dai punti di vista. Quello degli anni settanta era molto duro. Poi sono subentrate strategie più moderne, con più dinamicità nei movimenti e, fortunatamente, con più controllo… In seguito sono cambiate le regole dello sportivo e in certi casi si è trattato di una evoluzione esagerata. Il Karate è nato affinché il karateka lavori sulle braccia e sulle gambe. Il calcio, se si escludono determinate circostanze, non può essere valutato molto di più di un pugno. Il risultato è di averlo snaturato e averlo avvicinato al Taekwondo. Il regolamento arbitrale creato per le Olimpiadi, non riguarda la nostra cultura. Che è tradizionale. Ognuno può fare il suo karate. Snaturarlo per adeguarlo alle necessità delle Olimpiadi non ci vedrà mai d’accordo
A che età i bambini vengono avviati alle gare?
Abbiamo i pre agonisti già a 6 anni, si possono fare gare sia di Kata (forme) che di Kumite (combattimento) già a 6 anni e con la cintura bianca. Si va per data di nascita, sono previsti anche i kata separati per stili, qualora vi siano molti partecipanti. Siamo molto attenti alla loro incolumità ed i bambini fanno i combattimenti con tutte le protezioni. Siamo stati i primi in Italia a proporre il combattimento pre agonistico e molte altre organizzazioni italiane e straniere ci hanno copiato. Oltre ad essere affiliati alla WUKF (World Union of Karatedo Federations) ed alla WKMO (World Karate Martial Arts Organization) siamo anche membri della ETKF (European Traditional Karate Federation),ottenendo ottimi risultati in campo agonistico. Il nostro intendimento è quello di creare una rappresentativa nazionale giovanile. Ogni fine settimana abbiamo in programma sempre qualche stage online; abbiamo anche organizzato un seminario interstile di 7 ore e questo sabato ci sarà uno stage specifico, on line, anche per l’attività giovanile.
Molto interessante. Mantiene alta la concentrazione e crea le giuste premesse, orario e indirizzo della piattaforma?
Dalle 15,30. Infatti, oltre allo scopo di dare una continuità alla federazione in ambito internazionale, lo facciamo per mantenere i contatti e cercare di far decollare un progetto a cui teniamo molto, anche in tempo di covid…. naturalmente è gratuito. Abbiamo anche abbassato la quota annuale d’adesione, per noi è un grande sforzo. Ma visto il momento era doveroso.
Quante società conta la F.E.S.I.K?
Circa 250 società affiliate ed oltre 9000 tesserati
Smettendo i panni del presidente indossando il karategi, qual è la competizione che ricorda con più affetto?
In realtà sono tre le competizioni che ricordo con più affetto: la prima è quando vinsi il primo Campionato Italiano di Kumite nel 1991, il secondo quando vinsi l’Europeo WUKO di Kata in Austria nel 2006 e, forse il più importante, quando portai da allenatore federale di kumite la squadra Nazionale femminile a vincere il titolo mondiale WKC nel 1999 in Germania
Degli avversari italiani con cui si è misurato, quale considera il più ostico?
Durante la mia carriera, da atleta e da allenatore, ho trovato sulla mia strada tantissimi avversari, ognuno con caratteristiche diverse e di grande valore. Sarebbe impossibile rispondere a questa domanda
Come lo descriverebbe M. Shirai?
Ho avuto la fortuna di allenarmi nel suo dojo per due anni. Conosceva mio padre e sono stato accolto con grande rispetto. Oltre ad essere veramente un grande maestro è una persona con una fortissima personalità, carismatica, capace di trasmettere il Karate nella sua vera essenza.
Comments