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Alexandra Spagnolo

LA BAMBOLA: CULTURA TRADIZIONALE DEL GIOCO DEI BAMBINI O SOGNO DEGLI ADULTI?

E CON BARBIE CHE FACCIAMO?

In "Homo Ludens" di Johan Huizinga (1938) il gioco ha una funzione sociale, è fondamentale per l'essere umano delimitando il suo tempo e il suo spazio e molto probabilmente rappresenta anche questa fanciullesca, consapevolezza fittizia della realtà e spensieratezza smarrita.

In "The Gambler" (1866) di Dostoevskij, il gioco è una narrazione satirica sull'impatto del denaro nelle società europee opportuniste.

Tuttavia, staremo anche attenti che lo scrittore scriva il suo romanzo non a caso ma in una situazione di ansia rispetto alle scadenze fissate dal suo editore.

Rimaniamo attenti anche al fatto che giocare con un oggetto o attraverso una narrazione satirica sarà sempre materiale emotivo…


Prenderemo qui come esempio la bambola, il giocattolo come oggetto ludico unisex, ma più in particolare ci avvicineremo all'aspetto dello strano sogno di quest'ultimo nell'adulto.


Da un punto di vista psicoanalitico, la bambola potrebbe simboleggiare diversi aspetti dell'esistenza, poiché mette in relazione l'infanzia e l'innocenza ma anche la paura di crescere e la perdita della spensieratezza.

È l'oggetto feticcio dell'adulto e il giocattolo spesso preferito dal bambino.


Senza approfondire troppo la nostra analisi, potremmo finalmente chiederci se la bambola non rifletterebbe inconsapevolmente anche una sorta di accomodamento, il fatto di ESSERE più che di FARE, con una certa perdita di responsabilità.

Con ciò, intendiamo dire che è molto più facile essere un burattino che interpretarlo...

D'altronde i Freud e Lacan vedrebbero in esso solo un "credo" di conflitti interiori.


Strano sogno negli adulti rispetto a quello della bambola, e se simboleggiasse semplicemente le relazioni tumultuose tra adulti e una certa mancanza di comunicazione, di buona comunicazione , nella nostra società culturale?


E se invece ci riferissimo a Barbie? Imperatrice delle bambole ed icona del giocattolo sempre più unisex ma anche molto sexy, creata da Ruth Handler (1959); co- fondatrice dei giochi Mattel, ci renderemmo ben presto conto che la signorina americana bionda platino ha saputo attraversare un secolo ed adattarsi anche ai  cambiamenti della nostra société culturale, sia nel gioco che nel voler essere un ideale quasi in tutti gli aspetti…

Barbie è una magnifica trasfigurazione della donna moderna, con un fidanzato ufficiale di nome Ken ma che a volte si concede una scappatella con l’atletico Big Jim.


In effetti Barbie ha influenzato non solo i grandi creatori di moda ma è anche stata un pò pericolosa per le giovincelle in quanto rappresentazione corporea.

Chissà anche se nelle sue buone influenze, tipo i vari mestieri ed attività ( equitazione, maestra di scuola, chirurgo ed anche futura cosmonauta che se ne va sulla luna nel 1965, prima di Armstrong) non abbia anche messo in crisi la donna casalinga.


La pin up degli anni 50 che trapassa ogni spazio e tempo è infatti una donna libera e carrierista, spingendo al consumismo con poco più di un millone di vendite all’anno.


Sognare, giocare, interpretare, recuperare, imitare, siamo noi.

Rimaremmo bambini a vita ma potremmo insegnare loro che anche la cultura del gioco corre un corso evolutivo.


“Nulla si perde, nulla si crea, tutto si trasforma”.

(Lavoisier)

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