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Jacopo Lepre

In sociologia è denominata Generazione Z

La esploriamo al suo interno scandagliandone mode, aspirazioni, stile di vita e interessi. Decodificato tra classico e contemporaneo, il sabato tipo di un venticinquenne di Roma Sud.

In sociologia è denominata Generazione Z. La esploriamo al suo interno scandagliandone mode, aspirazioni, stile di vita e interessi. Decodificato tra classico e contemporaneo, il sabato tipo di un venticinquenne di Roma Sud.


Il primo quarto di secolo è un periodo delicato da vivere, è una giostra di emozioni che si susseguono e dentro la quale si viene catapultati senza consenso alcuno.

Finito il dolce e confortante periodo di studio superiore, il tritacarne chiamato vita inizia a roteare e ne veniamo travolti. Mentre stiamo cercando la biglietteria per timbrare il ticket non ci rendiamo conto di stare già seduti sulla giostra e che il nostro turno è arrivato, è il momento di alzare le braccia e di urlare a squarciagola.

Presa consapevolezza di non poter tornare indietro, usciamo dai nostri gusci come in Matrix e, imbrattati di viscida melma, iniziamo a cercare una strada valida per il nostro futuro, muovendoci a tentoni tra le varie proposte disponibili; intraprendiamo a volte il sentiero giusto (spoiler: non è detto che lo si trovi) o commettiamo passi falsi e sbagliamo, tanto, spesso (a volte in maniera recidiva), ma senza mollare, senza farsi abbattere, duri nello spirito e nella tempra.

Il conforto maggiore che si può ottenere arriva da chi questa fase la sta vivendo come te, dai tuoi amici, quelli veri, gli stessi che pur non capendo cosa sta succedendo attorno ti danno una mano e ti spalleggiano, sperando di venir ricambiati, anche solo con la tua presenza.

Specificato ciò è bene stabilire che è finito il tempo delle comitive - il gruppone storico - quelli che sono sempre lì, che cascasse il mondo si incontrano sempre allo stesso posto e alla stessa ora (non è più l’epoca cantata dagli 883 per farla breve).

Lo scenario che si va a delineare è composto da una molteplicità di gruppi, ognuno legato a un contesto o a un interesse diverso, favorendo la costruzione di una rete relazionale più trasversale e allargata.

Al mutare delle nostre esigenze, sia di tempo che di gusto, senza contare la priorità che diamo ad un evento sociale piuttosto che ad un altro.

Terminato il tempo delle comitive, sono sempre più frequenti le uscite one to one o con gruppo molto ristretto; solitamente sono incontri riepilogativi e di aggiornamento che consentono di recuperare tutto ciò che si è perso nelle puntate precedenti, approfondendo aspetti più intimi e introspettivi.

Le occasioni di aggregazione più espanse e allargate creano la contaminazione di questi micro-gruppi, generando variabili e combinazioni sempre nuove e (per esperienza personale) mai durature; difficilmente unendo due gruppi di amicizie comuni si crea un legame stabile nel tempo.

Le persone che si frequentano maggiormente diventano quelle del proprio ambito d’interesse, lavoro, università, palestra o vecchie amicizie; tendenzialmente i gruppi scolastici si sfaldano, il che è dovuto non per forza a cause interne ma principalmente per fattori esterni: tempo, spazio e anche inutilità - i compagni di scuola non ce li siamo mai scelti ce li siamo sempre trovati, e per quieto vivere i rapporti (nella maggior parte dei casi) rimangono neutri, fatta eccezione per alcuni elementi (con cui si continuano a mantenere i rapporti). Con la maturità e la possibilità di fare una maggiore selezione delle persone che ci circondano, quelle da mettere da parte sono inevitabilmente le stesse che non ci offrono niente di più di quanto non ci abbiano mai offerto durante il periodo scolastico.

Il discernimento è l’aspetto fondamentale per l’emancipazione personale e se già inizia nell’adolescenza, è proprio in questi anni che prende una forma compiuta, rafforzando la nostra identità e spostando l’attenzione su quelle che sono le nostre vere passioni e interessi.

Le nuove uscite saranno quindi rivolte verso persone che stimolano questa nostra voglia di emergere e sbocciare, offrendo prospettive nuove e intriganti per il nostro processo di crescita personale.

La possibilità di muoversi come si vuole nello spazio, estende ulteriormente la nostra rete sociale e le nostre opportunità, ed è in questo momento che dimostriamo chi vogliamo essere.

Nel suddetto scenario le vie che si presentano sono tre:

c’è chi ama sperimentare, uscire, andare lontano, provare posti nuovi, esagerare, scavalcare i confini, aprirsi al cambiamento, e chi, trovandosi bene con il pub sotto casa, neanche muove la macchina per incontrarsi con gli altri. La terza via è quella della moderazione, che oscilla tra fasi di estro e spiccata socialità a statica e serena comodità.

Se prima si usciva solo dopo aver cenato a casa - per via di un fattore economico e di barriere temporali imposte dagli orari scolastici - adesso si ha la possibilità di variare l’uscita; le proposte principali sono: caffettino, aperitivo, cena o dopocena, e non del tutto da escludere, la colazione, evento più unico che raro data la difficoltà organizzativa.

Un sabato tipo comincia con un comodo risveglio, e uno sguardo alla schermata dell’iPhone, tra messaggi WhatsApp, notifiche Instagram e spam di video su TikTok di gente che neanche segui, ma di cui hai visualizzato un solo video e che ora ti perseguiterà a vita.

Superata la mattinata grazie al caffè e alle Heets Sienna, o ad una classica Marlboro Gold o alla gettonata Puff dai gusti più ricercati ed esotici, si arriva al momento del pranzo con i genitori.

Pasta in tavola e serie tv disimpegnata in sottofondo (si passa da un The Good Doctor a Mercoledì).

Il post-pranzo è anche detto, briefing time, ovvero il momento perfetto per contattare qualche amico e capire cosa fare della giornata, organizzando un’uscita o aggregandosi in corsa.

In genere si esce di casa per le quindici.

L’uscita pomeridiana DEVE essere comoda, il più chill possibile, non si deve andare troppo lontano e soprattutto si deve trovare parcheggio facilmente, sennò tanto valeva rimanere a casa a vedere la tv.

L’outfit rispecchia fortemente questa voglia di stare tranquilli, boxer Calvin Klein, pantaloni felpati della tuta Nike (grigi o neri) o Levi’s 501, t-shirt oversize di Zara, felpa Tommy Hilfiger o Emporio Armani, ai piedi Air force one (rigorosamente full white) o New Balance 550 entrambe da abbinare ad un calzettone alto bianco e per finire montone beige in stile vintage o bomber nero The North Face.

Dopo esser saliti in macchia e aver superato qualche semaforo, con Lazza sparato ad alto volume nelle casse, si giunge nel ridente e soleggiato lungomare di Califostia, dove tra strade in pendenza piene d’acqua e palme rinseccolite si ha l’impressione di essere in un road movie americano a basso budget.

La destinazione di arrivo è un bar sulla spiaggia (quasi sempre il Curvone, il Capanno o il Bahia), dove tra caffè, chiacchiere, birre Ichnusa non filtrate, sigarette, Spitz (Aperol, Campari o Hugo) e aria di mare il tempo passa piacevolmente.

Arrivati al momento del tramonto scatta la fase Sunset Lover.

Ammaliati dalla bellezza che la natura ci offre, contempliamo il sole che cade a picco sul mare, e se ci sentiamo poetici, si fa pure una bella storia aggiungendo una canzone di Blanco o Gazzelle (azione da ripetere con parsimonia mi raccomando).

Cala il sole, termina l’uscita, non è matematico ma quasi.

Dopo esserci rifocillati a cena arriva il momento di andarci a preparare.

Alternando spostamenti continui tra bagno e camera da letto (ogni volta ci scorda qualcosa in una delle due stanze), ci sistemiamo per uscire; la scelta ricade su capi monocromatici e facili da abbinare (abbiamo qualche risentimento nei confronti dei colori), partendo da un classico pantalone fino ad arrivare ad uno skinny jeans, il must have è un maglioncino da mettere sopra (blu, nero o grigio), le cui principali marche sono: Ralph Lauren, Lacoste e Fred Perry.

L’alternativa più “elegante” è il maglione a collo alto - specialmente bianco che fa sempre un figurone - da mettere con un cappotto del taglio lungo.

Come scarpa casual può andar bene una sneakers (tipo una Dunk Low panda) o uno stivaletto (Blundstone o Dr.Martens), e si è finalmente pronti per far serata.

Per comodità quando andiamo in centro ci muoviamo con meno macchine possibili, perché è economico e perché a turno tutti hanno la possibilità di bere un po’ di più.

Dopo aver trovato un parcheggio di dubbia regolarità, ci si dirige verso un locale; una delle zone di Roma di maggiore interesse è vicino a piazza Navona, dove sono presenti molti locali ravvicinati tra di loro (Bar del Fico, l’Emporio alla Pace, il Mons o il Drink Art Gallery per dirne alcuni) e che offrono la possibilità di effettuare una consumazione sia al tavolo che da asporto. La stessa dinamica è presente anche nel quartiere di San Lorenzo, a Trastevere (dove c’è lo storico Bar San Calisto) e a Campo de’ fiori - anche se in queste circostanze gli assembramenti sono minori e si sviluppano su uno spazio più ampio. -

Ad ogni modo ed indipendentemente dal posto in cui ci si trova, la priorità è quella di poter fumare senza abbandonare la conversazione con gli altri, facendo gruppo e non isolandosi.

In quei momenti di euforia collettiva, il gin tonic scorre a fiumi - solitamente si beve Gordon’s o Beefeater che sono quelli di linea per la maggior parte dei bar, oppure, quando si ha vogli di trattarsi bene si opta per marche quali Hendrik’s o Gin Mare - le strade iniziano a riempirsi di bicchieri di plastica e il brusio aumenta notevolmente.

Trascorriamo la serata a parlare di qualsiasi cosa ci passi per la mente, dalle cose più frivole a vere e proprie disquisizioni filosofiche, finché non ci rendiamo conto che sono le due di notte e che è arrivato il momento di tornare a casa.

Carichi di entusiasmo ma smorzarti dalla stanchezza e dall’alcol, ci dirigiamo in macchina verso un paninaro, per stemperare un po’il tasso alcolemico e riempire lo stomaco.

La scelta che accontenta un po’ tutti è quella di andare al Re della notte, un locale situato vicino a Viale Marconi e che offre una buona proposta di panini e altre cibarie, mentre per chi ha voglia di dolce o di pizzette a neanche 100 metri sulla stessa strada è presente Il Cornettaro.

Per i più audaci e affamati invece, la meta da raggiungere è Alì Babà, che con dei kebab di dimensioni enormi offre un’esperienza riabilitativa per chi vuole cenare per una seconda volta.

Sazi e appagati, torniamo a casa verso le tre dove ad attenderci c’è il nostro agognato e desiderato letto.

Altri tipi di svago possibili e oltremodo stimolanti, sono le gite fuori porta, andare ai concerti, al cinema (quando capita) e viaggiare.

I principali lavori intrapresi tra i 20 e i 25 anni - almeno una volta, anche solo come prova, per poter poi dire: “ma chi me lo fa fare?” - sono sempre gli stessi e considerabili delle pietre miliari nella vita di un uomo, ovvero: cameriere, consegnino, insegnante di ripetizioni e babysitter.

Questi sono i lavori tappabuchi - di transizione - in grado di offrire le prime esperienze nel mondo del lavoro, che richiedono “poco” tempo (tutto da stabilire) nell’arco della giornata, e che offrono la possibilità di guadagnare i soldi necessari al sostentamento e alle proprie esigenze (molto limitate); lavori che se non svolti a tempo pieno non garantiscono prospettive oltre la settimana o il mese corrente ma che bastano per renderci indipendenti sulle cose “superflue” ma fondamentali della vita.

La caratteristica comune di questa generazione è il sottofondo; siamo abituati da sempre a dover avere qualcosa che ci accompagni nel corso della giornata, un qualcosa che ci distragga e ci tenga compagnia durante le nostre attività e il nostro tempo libero. Il più delle volte è un sottofondo che copre il silenzio della nostra casa.

Video, musica, podcast, dirette streaming, chiamate, pause di riflessione e contemplazione di reels che ci scorrono sotto gli occhi a ripetizione: nel letto al bagno, sull’autobus, in aeroporto, in macchina, nelle code di attesa alle poste, durante i pranzi, le cene con i parenti, ovunque, e, in qualsiasi momento in cui il mondo diventi noioso noi ricorriamo alla nostra arma segreta, il telefono.

Se non si sa bene cosa fare o come comportarsi in un luogo, la soluzione più rapida è controllare che qualcuno ci abbia scritto, l’importante è apparire impegnati, sempre.

I video dei social sono la nostra fuga dal mondo reale e noioso che dobbiamo affrontare, offrendo una divagazione istantanea, piacevoli attimi di annullamento della nostra persona, suggestivi momenti in cui il tempo scorre senza che ce ne rendiamo effettivamente conto, mentre siamo ipnotizzati su uno schermo. Lontani da casa, lontani da noi.

Questa dissociazione è la nostra valvola di sfogo allo stress dalla vita quotidiana, che ogni giorno ci offre gioie e rotture di coglioni. Che sia nel bene o nel male, il momento scrolling è la costante di ogni giornata; è non solo un aggiornamento sulle ultime “novità” ma anche un ottimo modo per informarsi ed evolvere il nostro “bagaglio aneddotico”.

Questi brevi video ci offrono la possibilità di instaurare vere e proprie conversazioni; infatti, inoltrando o condividendo un video con i propri amici questi vi risponderanno – nel caso migliore in cui abbiano effettivamente visualizzato - con un bel cuoricino, lasciandovi inermi e finalmente consapevoli della vostra solitudine mascherata da compagnia.




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