Il tempo del Futurismo (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea 3 dicembre 2024 – 28 febbraio 2025) non coincide con quello della critica. Soprattutto quella pregiudiziale. Circa 350 opere fra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, combinati a un centinaio fra libri e manifesti, con insieme con un idrovolante, automobili, motociclette e strumenti scientifici d’epoca.
Tanto e molto altro è compreso in questo monumentale omaggio alla suggestione di Marinetti volta a dare una rappresentazione, forse, definitiva del Movimento e unica avanguardia europea del’ 900.
L’unica anomalia che rimane delle tante polemiche preventive è che questa mostra nasca su impulso del Ministero della Cultura e non come iniziativa della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.
Per il resto ogni critica della vigilia è rimasta sul piano strada di viale delle Belle Arti ai piedi della scalinata della Galleria di Valle Giulia. Perché la mostra sul Futurismo è esauriente e bella e perfettamente aderente al titolo con il quale s’intende presentare questa avanguardia collocandola nel suo tempo.
Quello del Futurismo è il tempo della automobile, dei motori, dell’industria, dell’elettrificazione, della radio e delle città che salgono, come nel titolo di una del più grandi opere pittoriche di Boccioni che in questa mostra purtroppo manca. In quattro parole: il Tempo della Modernità.
I legami con la pittura divisionista sono rappresentati sin nella prima sala, dove l’Alba di Pelizza da Volpedo con il sole che sorge su un panorama agreste è il contraltare della Lampada ad arco di Giacomo Balla, in cui la luce artificiale di un lampione cittadino si scompone mettendo in secondo piano una mezzaluna romantica.
Nelle sale che seguono assistiamo all’evoluzione delle forme del Futurismo nelle sue diverse fasi. Il dinamismo plastico, la concettualità astratta, la ricostruzione futurista dell’universo fino all’aeropittura. Gli artisti del Futurismo pittorico vi sono quasi tutti rappresentati, insieme alle invenzioni da cui spesso le loro opere traggono spunto.
Le ultime sale vedono opere e installazioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna che mostrano la continuità delle maggiori intuizioni futuriste con buona parte dell’arte contemporanea, l’arte concettuale, l’arte cinetica, l’arte povera e la pop art che sono il nostro ieri più prossimo.
Ecco. Se c’è un limite della mostra è lo sviluppo di questa temporalità. Il futuro è ciò che si articola davanti a noi e l’avanguardia futurista in quanto tale, si colloca - anche nel suo tempo - in un altrove indefinito, con l’intenzione di proporre arte avendo, appunto, lo sguardo proteso avanti.
L’itinerario cronologico proposto svela invece l’intento celebrativo di questa mostra e produce una fotografia d’antan di ciò è stato il Futurismo. Mentre la coda della mostra ci dice poco su quanto di esso sia ancora parte integrante, nell’arte come nella nostra contemporaneità non solo artistica. È questo forse è un paradosso, se pensiamo che oggi siamo uomini che la macchina fotografica e quella da presa ce l’hanno in tasca sul telefono cellulare, ormai considerato un’estensione plurisensoriale di ciascuno. Se si fosse futuristicamente invertito l’ordine di fruizione, non sarebbe, forse, stato meglio?
In questo caso ciascun visitatore della mostra Il tempo del Futurismo avrebbe avuto la contezza di essere già parte - volente o nolente - dell’avvenuta ricostruzione futurista dell’universo. Ma se vogliamo, o anche se non vogliamo, la struttura è una visione, un punto di vista e come tale, può andare bene oppure no ma resta il fatto che la mostra convince per sforzo, autorevolezza e completezza.
Futurismo è arte vita e proiezione di sé. Il resto è solo noiosa pedanteria.
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