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Ettore Maggi

Il Krav Maga in Italia

Aggiornamento: 12 apr


Krav Maga in Italia

Da una ventina di anni anche da noi si sente parlare del Krav Maga (accento sull'ultima A. Letteralmente: combattimento a contatto). Inizialmente destinato, negli anni 40, solo ai reparti speciali delle forze armate israeliane, pian piano si è diffuso anche a livello civile diventando uno dei più diffusi metodi di autodifesa e di formazione per operatori di sicurezza.

Il Krav Maga in Italia è stato diffuso a partire dal 1999 dal Maestro Philippe Kaddouch, ex istruttore delle IDF israeliane.

Fin dall'inizio ha avuto un notevole successo.


Cenni storici del Krav Maga-combattimento a contatto

Chi è il suo creatore? Il sistema israeliano è stato creato da Imre “Imi” Emerich Lichtenfeld, nato a Budapest nel 1910, vissuto a Bratislava e trasferitosi nel mandato britannico della Palestina nel 1942 per sfuggire alle persecuzioni naziste. Praticante di molti sport tra cui boxe e lotta, ma anche arti marziali, sviluppò un metodo di combattimento attingendo da tutte le attività che aveva praticato, basato sull’efficacia e sulla velocità di apprendimento. Il principio era quello su cui si sarebbe ispirato Bruce Lee con il Jeet Kune Do. Ma nel caso di Lichtenfeld ovviamente la posta in gioco era più alta. Prendendo tutte le tecniche che riteneva utili e scartando ciò che non gli sembrava necessario, Imi Lichtenfeld, entrando prima nell'Hagana e poi nello Tzahal ha insegnato un sistema basato sull'autodifesa personale (su minacce a mani nude o con armi, con il principio della contemporaneità di difesa e attacco e con colpi alle zone vulnerabili del corpo: occhi, gola, genitali, articolazioni), sullo sparring con protezioni verosimilmente simile alla kickboxing (per abituarsi a colpire e anche a essere colpiti) e sulla difesa di terzi, a volte con tecniche di sacrificio. In generale tutto l'allenamento, anche il riscaldamento, è basato sullo sviluppo dei riflessi, sulla risposta istintiva ma condizionata dell'allenamento. Cercando la soluzione più semplice e immediata. Nel Karate di Okinawa, a parte lo studio fondamentale dei kata e dei bunkai, l’autodifesa è basata sugli stessi concetti: difesa e contrattacco simultanei o comunque sincopati, calci medi o bassi e tecniche di gamba che mirano a mettere l'avversario a terra, leve articolari non complicate e proiezioni (o meglio lanci) meno belli ed eleganti di altre arti marziali ma più istintive.


Palestre e corsi

A Milano è possibile praticarlo presso la KMG-Krav Maga Global, l'associazione di Eyal Yanilov, ex-allievo diretto di Imi Lichtenfeld, dove opera un istruttore molto bravo, Andrea Stella, con un notevole curriculum e una lunga esperienza. Inoltre, un ambiente rilassato e piacevole, in cui l'allenamento è intenso ma senza estremismi.

La lezione si svolge iniziando con un consueto riscaldamento, di breve durata ma piuttosto intenso. Ma non basta sudare. Si cerca di sviluppare i riflessi, la reazione immediata e la decisione “sotto stress”, per esempio (per i principianti) rispondere a una serie di comandi numerati in cui a ogni numero corrisponde un'azione diversa oppure correre prendendo al volo oggetti lanciati improvvisamente.

La parte sull'autodifesa, come già detto, si basa su tecniche semplici di risposta e contrattacco. Si può fare un esempio con la inusuale tecnica del comandante del sottomarino sovietico in Caccia a Ottobre Rosso, quando invece di allontanarsi dal siluro gli va incontro a tutta velocità perché presumibilmente non innescato. Si inizia di solito da un attacco circolare (può essere un pugno o un ceffone, ma anche un colpo portato con un bastone). Dato che il massimo sviluppo della potenza avverrà a fine corsa, è meglio andare incontro alla parte del braccio vicino al corpo, nella parte iniziale della corsa, quando la potenza è ancora bassa, colpendo contemporaneamente il viso, i genitali o dovunque è possibile. Certo, non si tratta di un'esclusiva del KM, ma appunto questa disciplina prende i principi e le tecniche da dove ritiene utile prenderle. Si pensi allo shotokan, in cui la "parata" gedanbaray va incontro al colpo.


Il corpo a corpo

La parte di sparring si basa su un costante allenamento a colpire, anche utilizzando scudi, pao o focus pad e su tecniche che privilegiano la schivata ravvicinata ma anche la parata attiva (i calci si parano con le gambe, non con le braccia). Anche qui, nulla che un praticante di Kick o Thai non conosca. Ma come detto non si tratta di tecniche originali ma di un amalgama il cui la base è l'allenamento sui riflessi e la risposta rapida per eliminare l'avversario il più velocemente possibile e non per avviare un combattimento, sfruttando i propri punti di forza e contemporaneamente i punti deboli dell'avversario. Come dice Musashi nel Libro dei 5 anelli, “Se il tuo avversario è il mare, diventa montagna”.

Infatti l'allenamento di sparring (sempre con protezioni e con un contatto molto leggero per i principianti, che cresce con la pratica) non è finalizzato a un combattimento ma a rispondere a un attacco nella maniera più rapida e più efficace possibile.

Non manca però una notevole attenzione sia all’aspetto psicologico e agli aspetti etici e anche legali. Dato che reagire è una scelta, ovviamente, non si può colpire violentemente ai genitali una persona (che magari ha bevuto un bicchiere di troppo) con cui stai litigando in una birreria. O che magari sta insistentemente chiedendo il numero di telefono a una vostra amica al bar e non si toglie di torno.

Sempre nell’ambito della risposta rapida, segnaliamo questa tecnica: alcuni praticanti si mettono schiena a terra con gli occhi chiusi. Altri si aggirano decidendo il momento in cui tentare uno strangolamento improvviso e altri attacchi.

Altra attenzione viene posta sulla scelta da effettuare se si viene minacciati con un coltello di rapina (in quel caso consegnare subito portafogli, catenine e cellulare) o se si tratta di un’aggressione sessuale o la minaccia a un figlio, per esempio. Imparare a usare la testa e il corpo decidendo in fretta.

 

In conclusione, esiste un mare di millantatori e di federazioni poco serie, il che incide sulla credibilità ma quelle serie esistono, anche se a volte si confondono tra le altre.

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