Si dice, la pandemia è come una guerra. Ma la conduzione di una guerra richiede una strategia per chi la conduce e per chi la subisce. Pur essendo un organismo basico e non intelligente, il virus sa cosa vuole e come ottenerlo. Noi no. E i nostri governanti ai quali affidiamo i nostri destini, ancor meno di noi.
I nostri governanti sono ondivaghi come pochi. Oscillano tra allarmismo e ritorno alla normalità. Presi a lanciare la politica del cashback che incentiva proprio sotto le feste di Natale gli acquisti con carte elettroniche, salvo poi meravigliarsi e addirittura stigmatizzare, gli assembramenti per le file ai negozi dei centri storici.
Sui giornali e i telegiornali il lessico e il paradigma che governa l’informazione è lo stesso della guerra: bollettini quotidiani, notizie dal fronte, speranze nell’arma risolutiva del vaccino, numero di morti, numero di contagiati, ecc. Ma poi il parallelo finisce qui, perché si vorrebbe una guerra a zero vittime.
Perché la morte, quella fa paura ed è stata cancellata dell’odierna cultura dell’uomo occidentale. Altro che memento mori, qui si vive intensamente, ma alla giornata. Il che è particolarmente vero per il governo Conte che ha gestito fin qui la guerra al Covid-19, finendo per rivivere la sindrome dell’8 settembre 1943.
Un governo che intende riaprire le scuole, ma non troppo, per dirne una. Un governo che manca di visione. In guerra contro la pandemia senza strategia, ma senza nessuna strategia anche per il dopoguerra. Un parallelo con il conflitto 1939-1945, basta per capire la differenza.
La seconda guerra mondiale è cominciata da tre anni, ma Roosevelt e Churchill il 15 agosto 1941 s’incontrano al largo di Terranova per elaborare la Carta Atlantica che prevedeva i principi cardine del futuro ordine mondiale. E la guerra in quel momento la stanno perdendo.
Quando gli Alleati si riuniscono a Yalta dal 4 all’11 febbraio 1945, mancano ancora sei mesi alla fine del conflitto, ma quell’appuntamento serve a definire i nuovi assetti geo-politici del mondo che verrà. Nella consapevolezza di aver vinto quella guerra si cercava di sventarne altre. Non ci sono riusciti, ma l’intenzione era quella.
Al cospetto della pandemia, invece, c’è l’attesa. Attendiamo la terza ondata e ci predisponiamo - vedremo come - alle vaccinazioni, ma non abbiamo una visione di cosa fare quando sarà finita. Quali rapporti stabilire con la Cina, colpevole quantomeno di comportamento omertoso per aver occultato le notizie sulla pandemia.
Cosa fare dell’organizzazione mondiale della sanità, che ha impiegato due mesi due, per dichiarare lo stato di pandemia. Ma, soprattutto cosa fare per rilanciare l’economia straziata dalla pandemia. Quand’anche vinceremo la guerra al Covid-19, la domanda è: i nostri governanti sapranno vincere il dopoguerra?
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