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Alessandro Bottero

Fumetto USA: Quello che nessuno vi dice

Prima puntata - DC Comics: l’irrilevanza della carta

Sono da poco disponibili in rete le classifiche di vendite sia dei singoli albi che dei volumi a fumetti nelle fumetterie che rendono disponibili questi dati. In realtà per i singoli albi non si tratta di copie vendute al singolo lettore, ma di classifiche basate sugli ordini dei negozi che usano il sistema ComicHub. All’incirca si tratta di oltre 100 punti vendita che ordinano la quasi totalità degli albi venduti al dettaglio. Sulla base degli ordini la classifica dei 100 titoli più ORDINATI dai negozi (e il punto è che difficilmente si vende cosa NON si ordina, quindi al 99% ordinato e venduto coincidono) si vede come la DC comics a febbraio 2022 ha piazzato solo 27 titoli in classifica. Di questi 27 solo due sono nella Top 10, e ben 18 serie su 27 presenti nell’elenco dei 100 titoli più ordinati dai negozi appartengono al franchise di Batman. Anzi, a voler essere pignoli i cinque titoli più venduti della DC Comics presentano Batman Bruce Wayne, come i titoli più venduti di Superman presentano il Superman classico, Clark Kent.

Tutti i personaggi su cui la DC Comics ha puntato per un rilancio in chiave inclusiva/bisessuale/gay/non etero/di colore hanno fatto un titanico e gigantesco flop. Il nuovo Superman gay, figlio di Clark? Vendite risibili. Il nuovo Batman di colore? Vendite risibili. Il nuovo Aquaman gay? Vendite risibili. Harley Queen bisex? Sparita dalle classifiche. Wonder Woman bisex? Idem. Con la Marvel che domina il settore con 56 titoli su 100, apparentemente la DC Comics è alle corde. E verrebbe logico e naturale pensare “Si sono suicidati”.

In realtà non è così. E che Nubia, la nuova amazzone, si trovi alla posizione 156 in classifica degli ordini non interessa. Né che il figlio di Clark Kent, il Superman gaio sia alla posizione 58, e prosegua in un cammino discendente di ordini (e vendite) del FUMETTO.

Tutto questo non interessa. Perché i fumetti di carta nel mondo dell’intrattenimento multimediale del XXI secolo sono irrilevanti. Servono solo a preservare l’esistenza continuativa del trademark e del copyright, ma ai fini del fatturato di chi possiede quei personaggi i comics non contano nulla. Le vendite dei fumetti, anche quelli della Top 10, sono irrisorie, rispetto ai fatturati possibili nel mondo audiovisivo (cinema, TV, animazione, streaming) e quindi non è il pubblico di chi legge carta a interessare, ma il pubblico di chi VEDE cose in spazi che non sono la pagina di carta. Soprattutto la cosa basilare è ADEGUARSI alle norme che Hollywood si è data in modo brutalmente esplicito nel 2021.


Ovviamente con Hollywood non intendiamo la città, ma l’insieme di case di produzione & distribuzione di film e serie TV, e soprattutto i gruppi che FINANZIANO i film e le serie TV. I finanziatori spesso sono fondi di investimento, gruppi industriali, multinazionali che investono nell’industria cinetelevisiva (cinema, TV e anche prodotti realizzati direttamente per i servizi di streaming come Netflix) e che hanno definito un codice “etico” stretto come una camicia di forza. Hollywood l’ha detto chiaramente “Da oggi in poi ogni Blockbuster dovrà (non è consigliato, ma dovrà) presentare un cast bilanciato secondo i criteri dell’inclusività, senza discriminare alcun orientamento sessuale o discendenza etnica”. A questo punto è ovvio che una compagnia come la DC Comics, che NON è indipendente ma fa parte della Warner Brothers, e quindi è costretta, volente o nolente, ad uniformarsi a questi dettami adottati come leggi dall’industria principale in cui opera la casa madre, interessi poco se Superman figlio di Clark Kent venda poco. La cosa che interessa è che sia un personaggio in grado di NON respingere eventuali investitori per film o serie TV che lo vedano protagonista.

Wonder Woman bisex vende poco? Chi se ne frega, se può servire ad aiutare la Warner a trovare finanziatori per un’ipotetica serie TV, e se i social influencer la trovano innovativa e adatta al nuovo pubblico.

Chi compra i fumetti, chi li ordina è il vecchio pubblico. Non è a loro che mira la DC Comics, ed è per questo che non fa più fumetti pensando principalmente a quel pubblico. Quando c’è costretta, come nel caso di Batman/Bruce Wayne, il “vecchio” pubblico risponde. Ma è l’unico caso.

Il “nuovo pubblico”, quello a cui la DC Comics ha pensato in ogni sua scelta editoriale da anni a questa parte non è quello che comprerà i fumetti, ma quello che andrà al cinema, o vedrà la serie TV.

Il fumetto di Nubia nuova Wonder Woman ha senso solo ed esclusivamente per poter dire “Vedete? Questo personaggio esiste”, ma volendo essere logici fino in fondo basterebbe stamparne UNA copia, e poi parlarne a dismisura sui social. Tanto che sia al numero 1 degli ordini o al 156 ai fini pratici della Warner Brothers non interessa. Quello che interessa è che esista, che si sappia ufficialmente che la “nuova” Wonder Woman è conforme ai diktat del nuovo ordine hollywoodiano, e quindi che sia possibile materiale per film, cartoni animati o serie TV.


Pensate a Batwoman, lesbica dichiarata. Non ha un suo fumetto, ma esiste come personaggio nel mondo DC Comics, e la sua serie TV è arrivata alla terza stagione. E una stagione TV, tra ascolti, pubblicità e indotto alla Warner frutta molto molto più dei fumetti.

Allora è un suicidio? No. La DC Comics sa benissimo che le proposte che ha fatto ai suoi lettori non hanno rispettato la storia e la continuità dei personaggi. Ma se ne frega, perché paradossalmente i suoi fumetti nel 90% dei casi NON sono più rivolti ai lettori, ma sono fatti per essere “proposte per prodotti da intrattenimento cinetelevisivo”. Storia editoriale pregressa, tradizione, continuità, coerenza narrativa, sono tutti elementi irrilevanti.

Quindi niente suicidio. Più che altro disinteresse verso i lettori, ma tanto a loro che gli frega? Anche se i 10.000 che comprano il fumetto di Harley Quinn lo boicottassero e non lo comprassero per un mese, alla DC Comics/Warner non interessa. Fanno un film, e tanti saluti.


Benvenuti nel meraviglioso mondo nuovo dell’intrattenimento.

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