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Vito Tripi

Francesco Nuti è davvero Tutta colpa del Paradiso...

Aggiornamento: 9 ago 2023

Ricordare il famoso regista toscano attraverso alcune delle sue opere più significative

Nuti è stato un regista che a modo suo ha scandito e segnato una fetta del cinema nostrano con quella sua comicità un pò sgemba, un pò melanconica e intimista. Il suo sorriso sornione con la fossetta sotto il mento resteranno sempre scolpite nel cuore di tutti coloro che hanno visto e vissuto i suoi film.

Vogliamo però parlare di Francesco l’uomo, ancor prima che il regista, parlando di alcuni suoi film che, oltre ha raccontare le sue passioni, hanno anche mostrato debolezze e unicità della sua persona.


La stecca: Nuti in gioventù era stato un calciatore dilettante amava il gioco del pallone ma era un’altra palla, completamente bianca e piccolina, il cosidetto battente, che più di tutti ha segnato il suo cinema. Il biliardo è stato il secondo, e forse il più amato, campo da gioco di questo maledetto toscano, così importante da dedicargli ben tre film. Io, Chiara e lo Scuro e Casablanca, Casablanca sono le uniche pellicole ad essere direttamente collegate tra di loro e le uniche ad mostrare al pubblico due figure importanti del biliardo nostrano Marcello Lotti, detto lo Scuro, e Domenico Acanfora. Un’altra pellicola che tornerà sul biliardo sarà Il Signor Quindici Palle. In ognuno dei film Nuti oltre a mostrare la sua passione per questo gioco mostra anche alcune sue debolezze come l’emotività e le donne.

L’artista: una delle sue opere meno trasmesse nei palisensti televisivi, e conosciuta solo dai suoi aficionados, è Son Contento e protremmo definirla quella più autobiografica e personale. Diretto nel 1983 da Maurizio Ponzi narra la storia di Francesco, un promettente cabarettista, viene lasciato dalla compagna Paola, insoddisfatta di un rapporto nel quale si sente trascurata. Entrato in crisi per la rottura Francesco vede sgretolarsi la sua carriera. Soltanto dopo alcuni eventi egli riesce a trovare lo smalto di un tempo e a riconquistare la sua amata la quale pensa che egli sia cambiato, e che finalmente lui l’abbia messa al centro della sua vita. Si tratta però di un’illusione momentanea: assistendo al nuovo spettacolo di Francesco, Paola capisce che per il compagno il rapporto di coppia serve soprattutto come fonte d’ispirazione per i suoi monologhi, e che pertanto qualsiasi donna può solo aspirare a un ruolo di comparsa nella sua vita. Opera agrodolce ma che, probabilmente, mostra la reale vita di coloro che ruotano intorno agli artisti.

Le donne: il gentil sesso è sempre stato un pallino fisso del buon Nuti, amato, odiato, fonte d’ispirazione e di disastri. In Caruso Pascoski (di padre polacco) ci presenta Giulia, innamorata storica del protagonista, la quale una volta sposata si fa prendere dalla crisi di coppia tradisce e abbandona il marito. Il tutto si svilupperà in una serie di gag e scenette spassosissime.

Willy Signori e vengo da lontano oggi verrebbe messo alla forca dalla scure del politicamente corretto. Tutte le figure femminili sono tendezialmente negative: Alessandra, fidanzata di Willy, è una calcolatrice arida ed egoista, incarnazione delle working woman anni 80, Lucia è la vedova alpha figlia dei postumi della contestazione e Ilona è l’ex pornodiva con crisi di madonnismo. In buona sostanza Nuti anticipò molto di quella che è l’attule filosofia Red Pill. Oltretutto in questa pellicola il suo personaggio malmena due donne ed un disabile. Oggi avremmo un’interpellanza parlamentare delle donne dem ed editoriali strappalacrime della Murgia, Tosa e Tommasi.

Infine Donne con le gonne, già dal titolo si dimostra un atto d’accusa contro il femminismo, la rivoluzione sessuale e il 68 tutto. Anche questo film oggi verrebbe messo all’indice e richiesto il rogo di tutte le copie.


La paternità: di tutte le sue pellicole probabilmente quella più umana, dolce, profonda e maliconica è Tutta colpa del paradiso. Romeo Casamonica è un ex detenuto che tornato in libertà si ritrova solo, senza casa e senza amici. Allora va alla ricerca di suoi figlio, che non ha mai conosciuto, avuto da una relazione con una donna tedesca che ha ben deciso di abbandonarlo. Trovatolo in Valle d’Aosta decide di entrare nelle grazie della sua famiglia adottiva per portarlo via. Dopo aver visto, però, l’amore che circonda il bambino decide di andarsene e lasciarlo a quello che adesso è il suo mondo. Difficilmente si sarebbe potuto mostrare meglio l’amore di un padre.

Il film maledetto: molti sostengono che esista, nella carierra di un qualsiasi attore o regista, un film che è un flop e che spesso sancisce l’inizio di un periodo di crisi artistica o il definitivo tracollo. Per Francesco Nuti fu OcchioPinocchio omaggio al capolavoro di Collodi. Considerato il progetto più ambizioso mai realizzato dall'attore e regista toscano, la pellicola, vittima di una produzione travagliata, caratterizzata da tempi e gestione del budget alquanto altalenanti, si rivelerà un enorme fiasco, tanto dal punto di vista commerciale quanto da quello critico, decretando in qualche modo l'inesorabile crisi artistica del suo autore.


L’unicum: parlare di Nuti vuol dire parlare della comicità toscana, di personaggi giggioneschi, spesso surreali ma positivi però... però esiste anche un Nuti lunare, cupo e drammattico, poco sfruttato, che molti non si aspettavano. L’ironia della sorte vuole che questa sua interpretazione sia stata la prima e l’ultima. Difatti Concorso di Colpa, un dramma-poliziesco, è l’ultima perfomance di Francesco prima dell’incidente che lo fece ritirare dalle scene. La storia comincia negli anni di Piombo con l’omicidio di un giovane neofascista da parte di un gruppo di sinistra extraparlamentare noto come i “lupi solitari”. Facciamo poi un balzo di oltre vent’anni Francesco è un ispettore di polizia che deve indagare su lo strano suicidio di un sindacalista che lo riporta indietro a quella notte fatidica. Questo è un film importante per due ragioni: in primis per un Nuti nei panni di un cattivo quanto mai credibile; in secundis poichè è la sua ultima interpretazione affianco dell’amico “giancattivo” Alessandro Benvenuti.


Francesco ha raccontato una generazione, la sua, che si affacciava dopo gli anni della contestazione in un mondo che stava cambiando fin troppo velocemente. Lui ha saputo mostrare le fragilità e i dubbi di una buona fetta degli italiani. E’ stato cinico e politicamente scorretto, ha parlato d’amicizia, di tradimenti, è stato figlio e padre. Anche per questo ci mancherà.

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