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Alessandro Bottero

Eurovision Song Contest 2024. Riflessioni fuori dal coro

Aggiornamento: 8 ago



Eurovision Song Contest 2024

L’11 maggio 2024 si è svolta la serata finale della Eurovision Week, la settimana in cui hanno luogo semifinali e finale del concorso canoro denominato Eurovision Song Contest (d’ora in poi ESC). L’ESC è il concorso canoro internazionale più longevo al mondo, dato che la prima edizione si svolse nel 1956. L’EBU (European Broadcasting Union) sulla scia del successo che in Italia aveva avuto il Festival di Sanremo, nato nel 1951, decise di tentare una trasmissione in contemporanea in diversi paesi europei appartenenti alla EBA (European Broadcasting Area, ossia la zona che l’autorità internazionale per le frequenze di trasmessone radiotelevisiva assegna convenzionalmente all’Europa). Questa zona, la European Broadcasting Area comprende l’Europa continentale, tutti gli stati che si affacciano sul Mediterraneo, quindi anche Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto, Israele, Libano, e anche la Giordania. In questa zona le televisioni nazionali pubbliche ufficiali possono richiedere di partecipare all’ESC. Se la televisione giordana o libica volesse potrebbe fare domanda. Infatti, nel 1980 il Marocco (innegabilmente un paese africano) partecipò all’ESC.


L’ESC è gestito in modo da evitare qualsiasi riferimento a polemiche politiche nazionali e/o internazionali, o controversie politiche tra nazioni. L’unico caso in cui l’EBU interviene è quando un paese membro dell’EBU fa guerra a un altro paese membro. Questo, ad esempio, è accaduto tra Armenia e Azerbaijan più volte dal 2008, quando l’Azerbaijan entrò come paese concorrente nell’ESC. Gli scontri tra i due paesi, come nel caso della questione del Nagorno-Karabakh, portarono a multe, e richiami ufficiali. Questo tanto per far capire che il caso della guerra tra Russia e Ucraina non è il primo caso di guerra tra due nazioni membri dell’EBU. Inoltre, dal primo 1° gennaio 2024, il governo dell’Azerbaijan ha portato avanti una pulizia etnica contro la popolazione di provenienza armena, cosa passata sotto silenzio sui social e a cui - in sintesi – non è fregato niente a nessuno.


Perché tutti questi dati? Per spiegare perché Israele partecipi, cosa che lascia stupiti molti ma solo perché non conoscono le regole dell’ESC.  Altro stupore per la partecipazione dell’Australia. Effettivamente l’Australia è al di fuori dalla zona di competenza dell’EBU, ma qui il motivo è più storico e affettivo. Per una serie di motivi che non stiamo qui a elencare una parte consistente del pubblico televisivo che ogni anno segue l’ESC è australiano. Paradossalmente l’ESC è uno spettacolo molto più seguito in Australia, di quanto lo sia in alcuni paesi europei. Dopo decenni di questi ascolti costanti l’EBU decise di premiare questa fedeltà, allargando la platea dell’ESC anche all’Australia concedendogli uno status di membro provvisorio per tot anni. Se l’esperimento fosse andato bene, l’Australia sarebbe diventato membro a tutti gli effetti non dell’EBU, per ovvi motivi tecnici di zona di competenza tecnica e frequenze radiotelevisive, ma dell’ESC, Cosa che poi è effettivamente successa.


I membri potenziali dell’ESC sono oltre 50 (56 all’ultimo conteggio) nazioni con una televisione pubblica nazionale. Il massimo numero di paesi partecipanti in una sola edizione è di 43. Nel 2024 sono stati 37.


Detto questo, e scusate ma era necessario chiarire alcuni aspetti tecnici visto che spesso si montano polemiche strumentali, basate solo sull’ignoranza della realtà dei fatti, veniamo al dunque: perché l’ESC? Ha un senso?


Nemo - Eurovision Song Contest 2024

C’è chi lo definisce baraccone insulso, buono solo per cosplayer. È giusto? No. Con questa logica Sanremo è anche peggio, o qualsiasi trasmissione televisiva dove non ci sia “la musica che piace a me, quella seria”. L’ESC non è un’accademia musicale, o un corso di musicologia. È fondamentalmente uno spettacolo televisivo, dove gli elementi che costituiscono lo spettacolo sono i seguenti: la musica, gli artisti che si esibiscono, la tecnologia del palco, le scenografie dei singoli brani, i conduttori, gli intermezzi. Sotto questo punto di vista l’ESC dovrebbe essere studiato nelle facoltà di “scienze televisive” perché è un mix quasi perfetto di tutti questi elementi. Facciamo il paragone con Sanremo. Sanremo dura cinque giorni. Ogni giorno la puntata di Sanremo dura da 4 a 5 ore. Ogni puntata viene riempita di pubblicità. Alla fine della “settimana di Sanremo” per decidere il vincitore, hai avuto bisogno di oltre 20 ore di trasmissione e quasi un centinaio di spot. Il tutto per circa 16 canzoni, o 20. L’ESC dura tre serate, due ore la prima semifinale per 18 canzoni, due ore la seconda per 19 canzoni, 4 ore la finale per 25 canzoni. Otto ore in tutto, e se si guardava la trasmissione in diretta streaming, nemmeno uno spot pubblicitario. Solo il logo di Moroccanoil, sponsor ufficiale dell’ESC. Non. Uno. Spot. Una trasmissione vista da circa 200 milioni di persone, l’evento TV non-sportivo più seguito al mondo, e non vende spazi pubblicitari. Di questo quasi nessuno se ne rende conto, perché vedendolo sulla RAI si pensa che le pubblicità che la RAI manda nel corso della trasmissione siano inserite negli slot pubblicitari originali dell’ESC. E invece no. Le pubblicità RAI vengono inserite nei momenti di pausa tra le canzoni, e mentre in originale sta succedendo qualcos’altro, che lo spettatore italiano non vede, perché deve vedere la pubblicità.


Quindi rispetto a Sanremo contenimento della durata, ritmo più serrato, niente pubblicità. Ma andiamo avanti. La tecnologia del palco. L’ESC è il momento dove ogni anno la tecnologia da palco televisivo mostra le innovazioni che poi diventeranno comuni nelle tecnologie televisive dei singoli programmi. Inoltre, la macchina logistica dell’ESC (cameramen, fonici, operai che montano e smontano le varie scenografie in 40 secondi) è la migliore al mondo. Solo una struttura logistica che agisca in modo perfetto permette la compressione dei tempi, e l’abolizione dei tempi morti. Anche questi modelli di gestione e organizzazione delle risorse andrebbero studiate.


Ma questo ancora non risponde alla domanda: l’ESC è un baraccone cialtronesco e di cattivo gusto? Un palco dove ci si mettono le piume nel culo, e si sgambetta davanti a tutti per farsi notare? Risposta A: e se anche fosse? Risposta B: farsi notare è l’essenza dell’andare in TV. Risposta C: no. Un baraccone cialtronesco non regge sotto lo stress della necessità di garantire una professionalità superiore a tutte le altre. Il baraccone sotto lo stress crolla. Il cialtrone sotto lo stress crolla. Se sotto lo stress regge, allora è la prova che c’è sostanza. Mi può non piacere, può essere lontano dal mio gusto, perché io ascolto solo musica classica minimalista del XX secolo, oppure punk nigeriano. Perfetto. Tutto giusto, e tutto legittimo. Ma non è che solo perché a me piace la trap salernitana o il prog cecoslovacco allora tutto il resto è ciarpame. Questo atteggiamento molto snob è tipico di chi è convinto che solo lui sa cosa sia la musica, o la TV, o qualsiasi cosa. E siccome solo io lo so, se a me X non piace, allora tutti devono convenire con me che X è ciarpame. In Italia questo atteggiamento verso l’ESC poi assume una sfumatura diversa: L’Italia ha deciso che chi vince a Sanremo va all’ESC. Questo significa che la canzone che va all’ESC ha vinto Sanremo (sembra una tautologia, ma non è), e quindi è la più bella di tutte, quella più votata, quella più amata. Il sillogismo usato dai critici è sempre lo stesso. (Premessa Maggiore) Se Sanremo è il modello da cui è nato l’ESC, e se (Premessa Minore) all’ESC noi portiamo la canzone che ha vinto Sanremo, OVVIAMENTE (Conclusione) la canzone che portiamo è la più bella di quelle che concorrono all’ESC. E vinceremo. Ogni anno dai primi di febbraio ai primi di maggio è sempre la stessa storia. Andate a rivedere cosa diceva la stampa per Mengoni con l’Essenziale, o per Il Volo con Grande Amore, e poi via via Gabbani, Francesca Michelin, Diodato (se ci fosse potuto andare nel 2020) Mamohood. Poi l’Italia perde, e allora l’ESC diventa un baraccone che non sa riconoscere la stupendosità di chi ha vinto Sanremo. Quando invece l’Italia vince, come nel 201 con i Måneskin, l’ESC diventa il festival bravo, che ha capito la superiorità della canzone italiana.


Continuiamo. I conduttori. L’ESC non ha presentatori. Le canzono non si presentano. O meglio, sono presentate agli spettatori con immagini, 30 secondi di video, e poi lo spettatore si trova davanti al brano e alla sua esibizione.  L’ESC quindi non ha presentatori, ma ha dei conduttori, ossia professionisti che conducono lo spettacolo secondo una scaletta precisa, e soprattutto che non sforano nei tempi.  Fermiamoci qui. L’ESC non ha bisogno del comico ogni serata, non ha bisogno del momento di monologo del grande attore per far riflettere gli spettatori sui drammi delle lontre albine della Nuova Guinea. No. il centro è la musica. Se ci sono ospiti, uno o due a serata, sono cantanti, che cantano. Niente altro che la musica. Le gag, gli stacchi, i momenti leggeri sono affidati ai conduttori, o brevi video.


Passiamo ora a un punto che di anno in anno crea sempre più controversie e polemiche. L’ESC è gay friendly, o come si dice oggi LGBT+ friendly?  Sì. È una cosa chiarissima. Negarlo sarebbe sciocco. Ma attenzione, l’ESC incoraggia e promuove una ipotetica cultura gay come migliore? E qui la riposta è no. C’è una grande differenza e distanza tra l’essere un ambiente artistico e televisivo amichevole ed essere un promotore di. Il legame tra l’ESC e il pubblico LBGT+ è fortissimo, e non lo è da oggi. È un dato di fatto, che si è definito nel corso del tempo, e che rispecchia la composizione del pubblico televisivo e social, e gli orientamenti generali (la cosiddetta policy) delle reti televisive nazionali. Infatti paesi come l’Ungheria da anni ormai non partecipano all’ESC, per diverbi ideologici relativi alla policy dell’ESC proprio sulle tematiche LGBT+. Il punto è che le regole sono chiare. L’ESC combatte le discriminazioni su base di sesso o genere. Se partecipi all’ESC sai che è un ambiente televisivo dove le discriminazioni di sesso e genere sono combattute, e dove il proporre messaggi di inclusione è ben visto. Ma non è imposto. Non è che ogni canzone, ogni discorso, ogni intervento, ogni singola parola pronunciata all’ESC ruoti sempre e solo ossessivamente attorno al mondo LGBT+. C’è una bella differenza tra le regole dell’ESC e il codice di regolamentazione imposto da Hollywood per i film, dove sei obbligato a seguire certe norme se vuoi poter concorrere agli Oscar.

 

E chiudiamo con questa edizione. Ha vinto la Svizzera con una canzone cantata da un cantante che si definisce non binario, che dice che si sente felice perché ha rotto il codice che lo teneva prigioniero.  Perfetto. Era la canzone più bella? Qui i pareri sono ovviamente personali. È la canzone che ha vinto, ma a livello musicale non era né la canzone meglio costruita, né il cantante più dotato tecnicamente.


Angelina Mango - Eurovision Song Contest 2024

Se esaminiamo le 25 canzoni della finale possiamo oggettivamente dire che Francia (Slimane - Mon amour) o Israele (Eden Golan – Hurricane) a livello di vocalità superavano di molto la performance svizzera. In particolare, la Francia ha mostrato una potenza vocale e un controllo dell’intonazione sicuramente migliore. A livello di scenografia Norvegia (Gåte – Ulveham) o Irlanda (Bambie Thug - Doomsday Blue) sicuramente hanno mostrato qualcosa di più elaborato, e pensato. Una narrazione visiva (Irlanda), o una coreografia (Norvegia) più costruita.  Come struttura canzone la Croazia (Baby Lasagna - Rim Tim Tagi Dim) era di molto superiore alla Svizzera, con un brano rock coinvolgente. Ovviamente ci sono state anche canzoni fiacche. Zorra della Spagna, pur con una coreografia divertente, ha sofferto di una staticità da parte della cantante principale, che sembrava una Raffaelle Carrà ottantenne. Idem i brani di Germania (Always on the run) e Inghilterra (Dizzy), fondamentalmente superflui. Una cosa interessante da notare è che esiste uno schema: cantante donna giovane, ritmo eurodisco, esibizione con cantante solista e cinque ballerini/e, che è il format seguito da molte nazioni. Si potrebbe quasi dire che molte esibizioni siano intercambiabili, perché basate sullo stesso schema. Se si guardano le esibizioni con questa chiave di lettura di vede che Grecia, Lussemburgo, Italia, Portogallo, Cipro, Georgia, Austria usano tutte lo stesso formato: cantante donna, giovane, più o meno sexy, cinque ballerini, ritmo ballabile. Ed è questo il problema dell’Italia. Se nei fatti sei intercambiabile, per cui te o un altro che usi lo stesso schema è lo stesso, come puoi vincere? Se te o un altro è lo stesso, alla resa dei conti non hai nulla di particolare che attiri il pubblico. Tra i brani più deludenti (senza perdere tempo a spiegare perché) No Rules della Finlandia, e Dizzy dell’Regno Unito. Il primo perché troppo basato su gadget (tipo col sospensorio color carne che sembra nudo, e poi fuochi di artificio portatili) senza una originalità musicale, e il secondo perché è un brano popparolo da gay club, talmente smaccatamente gay da risultare stucchevole. E infatti il televoto gli ha dato 0 punti, a riprova che il pubblico dell’ESC non è lobotomizzato.


Ma allora perché la Svizzera ha vinto?  La risposta è facile, e al tempo stesso terrificante (volendo). Ha vinto perché le giurie di esperti hanno deciso che a priori doveva vincere. Le giurie di esperti dei vari paesi hanno deciso che questa canzone doveva vincere a priori, non per motivi artistici, ma solo ed unicamente per il messaggio. Perché il cantante era non binario, e quindi bisognava farlo vincere. Perché il testo parlava di persone che spezzano le catene del codice (genetico? Di genere?) e sono felici, e quindi doveva vincere. Ma solo per questo. E solo per le giurie di esperti. Infatti, se si esaminano i voti dati dagli ascoltatori normali, non gli esperti, ma quelli che ascoltano le canzoni e poi dicono “questa mi piace, questa no”, si scopre che nella semifinale dove la svizzera ha gareggiato e il risultato era basato solo sul voto degli ascoltatori, la Svizzera era arrivata quarta. Non prima. E se si fa lo stesso esame per il voto degli ascoltatori nella finale, anche lì la Svizzera arriva quarta, lontanissima dal podio. Allora perché vince? Vince perché gli esperti decidono che cosa è giusto. Cosa è moralmente lecito, e cosa deve essere fatto vincere, per dare un messaggio al popolo ancora incapace di capire cosa sia giusto. Non stiamo dicendo che il popolo abbia sempre ragione. Sotto la ghigliottina il popolo voleva sangue tutti i giorni, anche degli innocenti. La massa, come diceva Elias Canetti, è una brutta bestia. Ma quando c’è una scollatura così forte, così netta, così chiara tra il popolo e l’élite, tra chi ascolta in modo semplice, e chi è esperto e decide lui quale canzone sia migliore solo sulla base di messaggi extra musicali, allora qualcosa non va.

Gli intellettuali nelle torri d’avorio. Lo snobismo di chi sa cosa sia meglio. La puzza sotto il naso di chi guarda con sufficienza il tutto, ma sfrutta lo show per propagandare messaggi extra-musicali in modo astuto.


Ecco cosa resta dell’ESC 2024. Oltre a un gran bello spettacolo.

 

PS: riflessione finale. La cosa divertente è che attivisti, social influencer e mille altre persone che hanno tanto tempo libero e lo passano sui social, contestano Israele e lottano per i diritti LGBT+ senza capire che nella striscia di Gaza o in una Palestina governata da Hamas o da Hezbollah, o se proprio vogliamo dirla tutta, in qualsiasi nazione islamica, gli attivisti LGBT+ come Nemo (Svizzera), Bambie Thug (Irlanda) o chiunque canti canzoni gay (ad esempio Dizzy, dell’UK) finirebbe lapidato per blasfemia e crimini contro la Sharia. La cosa davvero ridicola è che gli attivisti contestano Israele e la fischiano all’ESC, inneggiando a soggetti sociali (Hamas, e la Palestina) dove i primi a finire in galera sarebbero proprio gli attivisti. Se Nemo, il cantante non binario della Svizzera che ha vinto, vivesse a Gaza, sarebbe stato lapidato anni fa. Invece in Israele potrebbe vivere tranquillamente. Ma gli attivisti fischiano Israele, e inneggiano alla Palestina e Hamas. Meditate gente, meditate.

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