È senza dubbio il suo anno. Un’intera rivoluzione terrestre in cui ha mietuto successi senza soluzione di continuità. Il bello è che Dario Tonani sembra sempre uno capitato un po’ per caso. In un contesto, quello dell’editoria di genere dove i toni sono inversamente proporzionali ai risultati di vendita, lo scrittore italiano di fantascienza forse più prolifico e molto probabilmente più acclamato degli ultimi decenni s’impone con passo leggero. Quasi che non volesse disturbare. Per riflesso, lo stesso proporgli un’intervista ti desta qualche perplessità proprio perché nonostante un’amicizia ormai decennale, non vuoi disturbarlo dopo un anno particolarmente intenso. Ma appunto, non disturbi. Dario è come sua consuetudine, disponibile e generoso.
E allora facciamo il punto su Mondo 9, la saga che ne ha fatto un romanziere di riferimento a livello internazionale e su tutte le altre faccende in cui è affaccendato.
Ciao Dario come stai? Come sta andando la tua estate?
Bene, grazie. Come al solito in agosto mi sono diviso tra scrittura, la mattina - con sveglia molto presto - e mare, il pomeriggio. Ritmi che hanno risentito di numerosi fattori, a cominciare dal “compromesso estivo” di concedersi un po’ di relax dopo un lungo periodo dal quale per varie ragioni sono uscito parecchio provato. Lo scrivere ha anche bisogno di tranquillità interiore, e questo a prescindere dalla natura del progetto al quale sto lavorando.
Per quei tre che non ne sanno nulla, spiegaci l’universo di Mondo9?
In due parole: immaginate come fonte d’ispirazione le grandi avventure marinaresche dell’Ottocento e del Novecento, autori come Herman Melville e Robert Louis Stevenson, Joseph Conrad e Patrick O’Brian. Ma di sostituire alle acque dei mari e degli oceani sconfinati deserti di dune sabbiose, praterie immense, banchise polari e selvagge foreste pluviali. E di mettere al posto dei vascelli a vela di quell’immaginario del nostro passato navi che si muovono su ruote, ma con le stesse dinamiche delle sorelle marine. E per giunta senzienti, in grado cioè d’interagire con il proprio equipaggio a vari livelli, più o meno evoluti: esplicando funzioni primarie di sopravvivenza - alimentarsi, bere, dormire, sognare, crescere di dimensioni - ma anche comunicando, sviluppando emozioni proprie e dando sfogo a una propria peculiare istintività, che non esclude l’ira, la gelosia e persino il sesso… Su Mondo9 il metallo di cui sono costituite le navi è ai vertici della catena alimentare, mentre la tenera carne umana ne è alla base. Lasciami ricordare le splendide illustrazioni di Franco Brambilla.
Approfitto di un’autentica autorità come tu sei per fare un po’ di antologia: lo steampunk cosa ha aggiunto alla fantascienza?
Per cominciare, ti ringrazio della definizione, ma non mi considero “un’autentica autorità”. In compenso, lasciami subito sgombrare il campo da ogni forma di etichetta, che detesto dal profondo del cuore. Per cui, perdonami, ma non ti seguirò su un terreno che considero non solo minato ma anche piuttosto fuorviante. Il ciclo di Mondo9, di steampunk ha soltanto un vaghissimo sentore, che peraltro i puristi avrebbero pieno titolo di contestare. Vuoi invece una definizione che trovo più calzante? Avventura. Avventura e basta…
Torniamo alla tua letteratura: da Naila a Mya di Mondo9, come ti trovi con i personaggi femminili?
Splendidamente, e ti ringrazio della domanda. Vado molto orgoglioso di misurarmi con il tema femminile che mi sta parecchio a cuore: parlo della crociata quotidiana che moltissime donne sono costrette ad affrontare, per esempio sui luoghi di lavoro, per affermare talenti, valori, capacità e vedere rispettata in modo paritetico la propria identità di genere. Naila e Mya incarnano tutte quelle donne che non rinunciano a un briciolo della propria femminilità pur senza dimenticare le prerogative che caratterizzano il loro ruolo professionale.
Dune, Guerre Stellari, Mondo9, Ombre e Ossa... perché la fascinazione del deserto è inesauribile?
Posso solo azzardare un’ipotesi: perché guardare spazi sconfinati e prospettive in cui lo sguardo tende a perdersi è il modo più affascinante - oltre che più immediato - di proiettare la propria mente al di là dell’orizzonte conosciuto. Con tutto quello che ne consegue…
Quest’anno hai conquistato la Russia...
Sì, forse non era l’anno migliore per sbarcare nel Paese del grande freddo, ma la firma del contratto per i primi due capitoli della saga di Mondo9 è avvenuta in tempi non sospetti, nel 2020, in pieno lockdown. E gli impegni sono stati onorati subito da parte della Ast di Mosca, la più grande casa editrice russa, con il pagamento immediato dell’anticipo. Dopo “Le cronache della ruggine e della sabbia”, uscito a maggio di quest’anno, “Naila di Mondo9” vedrà la luce, ancora una volta con un altro titolo rispetto all’originale, proprio a settembre.
E a settembre si terrà “Radar” che nell’edizione del 2014 ti ha visto protagonista assieme a un altro gigante come Sergio Alan D. Altieri. A lui nell’edizione di quest’anno riserveremo un omaggio, così come pure a Ugo Malaguti e a Stefano Di Marino, quanto ci mancano?
Ricordo con molto affetto quell’edizione del Festival letterario romano. Devo moltissimo a Sergio Altieri, non solo sotto il profilo professionale. Era una persona di una disponibilità squisita e un’energia dirompente. Avevo grande stima per Ugo Malaguti, mi pubblicò su "Futuro Europa", in ogni occasione che ci siamo incontrati siamo stati sempre molto cordiali. Lo conoscevo meno di Lino Adani con cui avevo un rapporto di lavoro ma anche personale. Stefano era un amico molto caro, estroverso e con un’enorme capacità comunicativa. Sono state perdite devastanti e insostituibili, alle quali consentimi di aggiungere quella del carissimo amico Giuseppe Lippi.
Un’ultima domanda: siamo intervenuti entrambi su una lunga discussione circa l’insoddisfazione dello scrittore legata a mille problematiche. Partendo dal sacrosanto principio per cui se scrivi un testo vuoi che l’impegno, il mestiere e il talento ti siano riconosciuti tangibilmente, ti hanno mai puntato una pistola alla testa per scrivere?
Ah! Ah! Ah! No mai. Piuttosto, la richiesta è stata molto più subdola: “Per questo progetto antologico non c’è budget, ma tu non puoi mancare. Sei…”. E giù lusinghe a non finire. Per carità, io ringrazio sempre del pensiero (anche un “favore” che ti viene chiesto è un’espressione di stima), ma preferisco lavorare con chi, appunto, riconosce l’impegno in modo più palpabile…
E allora è proprio il caso di dirlo, grazie impagabile Dario e in bocca al lupo per tutto!
Grazie mille della chiacchierata, Pier Luigi, stay tuned!
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