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Pier Luigi Manieri

Da oggi solo in sala Godzilla e Kong - Il nuovo impero, quinto capitolo della saga della Warner

Aggiornamento: 2 mag


Tre anni dopo Godzilla vs. Kong, Adam Wingard torna a dirigere il franchise. Nel cast ritroviamo Rebecca Maria Hall, Kaylee Hottle e Brian Tyree Henry, ai quali si aggiungono Dan StevensAlex Ferns e Fala Chen.

La sceneggiatura di “Godzilla e Kong - Il nuovo Impero” è di Terry RossioSimon Barrett e Jeremy Slater, da una storia di Rossio, Wingard e Barrett.


Prologo

Kong cerca di adattarsi alla sua nuova casa: la Terra Cava. L’inserimento non procede benissimo, o almeno, ci sono dei giorni decisamente, no.


Il nuovo capitolo del franchise si apre con un inseguimento. Kong è nella inusuale condizione di essere preda. Un branco di mostruosi cinghiali lo bracca, deciso a banchettare col nuovo arrivato. Kong non conosce ancora il territorio, quindi finisce in un vicolo cieco ma come scopriranno i suoi mostruosi avversari, non è stato un King per caso. La giornata cominciata male, finisce anche peggio: dopo essersi tolto di dosso il sangue di una delle bestie assalitrici si appresta a sfamarsi divorandone un’altra ma il mal di denti glielo impedisce, non solo, distratto dal dolore non si avvede di una sorta di coccodrillo ladro che gli sottrae il pasto. Da ultimo, percepisce un suono spaventoso. La sua curiosità lo spinge a indagare ma quello che appare come un ruggito minaccioso è solamente il verso di un rospo. La sua espressione non lascia molto all’interpretazione.  Insomma, Kong appare sottotono. Completamente spaesato e immalinconito.


Godzilla vs Kong Il nuovo impero

Non va meglio a Godzilla, che la comparsa di un mostro nella Città Eterna desta dal suo letargo negli abissi marini. Il titano risalito in superficie attacca il mostro e lo annienta, ma non prima di aver fatto a pezzi mezzo centro storico a cominciare dal Campidoglio. Sconfitto l’avversario, vediamo un esausto Godzilla rintanarsi dentro al Colosseo che eleggerà a sua nuova residenza.

 

Poche idee, confuse e non originalissime.

Lo chiariamo subito: queste due sequenze iniziali di assoluto impatto, ingannano. Promettono un film nuovo nella trama e nelle idee ma le premesse sono soprattutto promesse quasi completamente disattese.

 

Il quinto capitolo della saga che vede nuovamente insieme due dei mostri più iconici della narrazione letteraria-cinematografica fatica a imporsi, ingolfato in un gran numero di pastoie che lo rallentano e in nuovi cliché che non sorprendono.  


Al primo caso sono ascrivibili il gran numero di personaggi che con le loro micro-scene sfilacciano e ostacolano lo svolgimento della visione, al secondo caso appartengono invece la trama, con l’ennesima minaccia che in palese contraddizione col titolo, arriva da un passato remoto e l’ennesima profezia che ne spiega l’evoluzione e i nuovi canoni, uomini anche geniali ma fragilini, donne forti e determinate. E volendo consentirci la licenza di una nota autarchica, basta far passare i militari italiani, in questo caso i carabinieri, come degli incapaci.

 

Né aiuta l’ingresso di un nuovo personaggio, Trapper, il quale a dispetto del significato del suo nome, riaggiorna peggiorandola, la figura dell’avventuriero-scienziato, libero e selvaggio ma in ossequio ai nuovi dettami, è neutro, zero virilità. Il tipo è coraggioso e scanzonato ma si smarrisce nei soliti abbracci da conforto tra maschi e battutine sciocchine in comunella con Bernie Hayes, lo youtuber già apparso in Godzilla vs Kong, qui se è possibile, anche più macchietta. Ovviamente nessuna traccia di un possibile coinvolgimento sentimentale con l’intrepida dottoressa Ilene Andrews perché come sappiamo, il nuovo codice moralistico hollywoodiano vuole eterosessuali totalmente privi di passioni. Non si salva neppure Godzilla ché a causa dell’enorme quantità di radiazioni assorbita, assume una tinta rosa shocking da far morire d’invidia Barbie.



Il nemico non appassiona. Un orango banalotto e malvagio che guida un’orda di giganteschi primati. Non brilla per intelligenza, tuttavia, è piuttosto furbo perché ha scoperto da millenni come controllare un altro titano, nientedimeno che responsabile della prima glaciazione. Dovrebbe avere un piano di conquista ma in realtà si attiva unicamente perché uno dei suoi sgherri gli mostra un varco.

 

Divertimento e botte da orbi.

Quindi? Quindi al netto di tante riserve dovute alle battutine piatte affidate ai maschi che fanno di tutto per non essere machi, alle gags da sit com che oramai imperversano senza argine, alle trovate che definire non originalissime è un gesto di galanteria, il film diverte. Diverte perché alla fine della fiera lo spettatore vuole assistere alla liturgia di questi enormi mostri della cultura pop, in cui se le suonano di santa ragione. E loro lo fanno. Si riempiono di botte dalla prima all’ultima scena. E in non meno di una mezza dozzina, lo fanno alla grande. Delle prime due abbiamo già detto, a quelle aggiungiamo la scena in cui Kong entra violentemente in contatto coi suoi simili, e l’inevitabile scontro con Godzilla prima che il titano femmina lo conduca a più miti consigli e ne sancisca l’alleanza. Meno convincente invece la scena in assenza di gravità che ha però con tutti quei cristalli, un qualcosa di involontariamente psichedelico. Attendiamo l’inevitabile sequel, magari con un Godzilla a pois.



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