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Stefano Coccia

Assaltata la sede elettorale di Michetti

Nel clima surriscaldato che si sta ora vivendo in Italia anche i ballottaggi vanno infuocandosi. E molto spesso, purtroppo, non per i programmi o per un leale confronto tra posizioni diverse, ma per quel continuo susseguirsi di provocazioni e atteggiamenti censori che determinate fazioni politiche, senza farsi troppi scrupoli, squadristicamente portano avanti… e il rischio è che qualche esagitato ne tragga poi spunto, per concepire minacce e azioni vandaliche di raro squallore, come quella che ha avuto luogo a Roma nella notte tra il 14 e il 15 ottobre.


Complice probabilmente il clima d’odio fomentato da qualche irresponsabile, già nelle settimane precedenti e con ancor più virulenza dopo il primo turno delle Elezioni Comunali, è accaduto che a non molte ore all’attesissimo ballottaggio tra Michetti e Gualteri alcuni “ignoti” si siano sentiti legittimati a devastare proprio la sede del comitato elettorale di Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra, in Via Antonio Malfante. Inquietante e assai minaccioso il quadro delle azioni perpetrate dai vandali. Sulle pareti e all’ingresso di tale stabile sono infatti comparse scritte come “Michetti fascista”, con il tetro accompagnamento di stelle a cinque affrescate in rosso alla maniera delle BR, o come l’invito “ricordati Piazzale Loreto” dal carattere ancor più apertamente minatorio e aggressivo. Come evitare di mettere in relazione tale “sfogo” selvaggio con le continue, maligne allusioni proposte gratuitamente, negli ultini giorni, tanto da fin troppo disinvolti esponenti della controparte politica che da media compiacenti?


Vere e proprie minacce e intimidazioni, alimentate da un clima di odio che va avanti dall’inizio della campagna elettorale nei confronti di tutto il centrodestra. Questo è il risultato”, questa la nota in merito subito diramata dal comitato elettorale Michetti sindaco. E sullo stesso tono si assestano le dichiarazioni, senz’altro amareggiate ma tutt’altro che remissive, di un Enrico Michetti determinato comunque a non farsi condizionare da sì vili comportamenti: “Stelle a cinque Punte delle Brigate Rosse e minacce di morte contro di me. Sono sconcertato. Il nostro comitato è stato profanato e vandalizzato con le stelle a cinque punte delle Brigate Rosse, Michetti fascista e richiami a Piazzale Loreto” - ha commentato il candidato sindaco. “Questo è il risultato del clima di odio che si è creato intorno a me e a tutto il centrodestra e che è stato alimentato in tutti questi mesi di campagna elettorale dalla sinistra. Adesso basta, non accetterò più attacchi che hanno addirittura portato a queste intimidazioni e minacce che offendono la mia persona e che mettono in pericolo la democrazia. Questa è una vergogna”.


A nostro avviso anche l’informazione a senso unico ha svolto un ruolo oscuro e negativo. Se infatti dopo i fatti più incresciosi dello scorso weekend la stampa nazionale, come era giusto fare, ha denunciato la violenza e la vigliaccheria di certe frange dell’estrema destra romana, perché non è accaduto lo stesso con le brutali aggressioni avvenute il lunedì successivo da parte di giovani del Fronte della Gioventù Comunista, durante un corteo pacifico dei sindacati di base? Pochissimi ne hanno dato notizia.


Ecco, di fronte a simili momenti di intolleranza e di cieco furore, ci viene invece da elogiare la pacatezza e il rispetto dell’avversario politico che lo stesso Michetti ha portato avanti sin dall’inizio della campagna elettorale. Ne avevamo avuto una riprova quando, al seguito di una piccola emittente locale, eravamo entrati proprio in quella sede di Via Malfante che sarebbe divenuta poi preda dei vandali. E in occasione della conferenza stampa successiva alla vittoria nel primo turno il candidato del centrodestra aveva usato parole come queste, che di ‘estremista’ hanno ben poco: “Penso che in soli due mesi, con agosto di mezzo, abbiamo fatto una campagna straordinaria, raggiungendo tutti o quasi i territori del Comune di Roma. Il centro-destra ha a cuore ad esempio una macchina amministrativa che può contare su 50000 anime. Perché poi vediamo da anni gli stessi problemi: una città immobile, la scarsa manutenzione del verde pubblico, il problema ormai cronico delle buche, gli edifici scolastici fatiscenti. E chi dovrebbe occuparsene? Certo, se non conosci la macchina, non la governi. Noi quella macchina vogliamo rimetterla in sesto. Ma nel frattempo permettetemi di ringraziare tutti gli altri candidati che si sono spesi per Roma, anche quelli che non andranno al ballottaggio, perché hanno dedicato il loro tempo a una città che noi tutti amiamo profondamente”.


Siamo sinceri, chiunque esca vincitore dall’ormai imminente ballottaggio, questi sono i toni che si vorrebbe veder associati all’amministrazione della cosa pubblica, non le vecchie schermaglie ideologiche o la pregiudiziale demonizzazione delle controparti sociali e politiche.

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