Una selezione di sculture di Antonio Taschini saranno esposte dal 3 al 14 giugno negli spazi Sacrestia, Cenacolo, Chiostro e Chiesetta di San Gregorio Nazianzeno all’interno dello storico Palazzo Valdina facente parte del complesso della Camera dei Deputati a Roma.
Come afferma l’On. Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione che ha fermamente voluto questa mostra: “accogliere l’arte scultorea di Antonio Taschini nel Complesso di Vicolo Valdina significa impreziosire lo splendido Convento con il suo chiostro antico e lo storico porticato, la chiesa bizantina di San Gregorio di Nazianzeno e la Sala della Sacrestia, caratterizzata da frammenti di affreschi del trecento.
L’intento è chiaro: la Camera non può essere solo il luogo delle leggi e della politica ma deve essere un simbolo per tutta la cultura nazionale, uno spazio aperto alle bellezze e ai talenti italiani.
Come Presidenza della Commissione Cultura, in collaborazione con la Presidenza della Camera, abbiamo elaborato un vero e proprio palinsesto culturale artistico di mostre di fotografia, scultura e pittura. Amplieremo questo nostro impegno anche negli altri “palazzi” istituzionali il prima possibile.”
Le sculture di Antonio Taschini sono creazioni di sicuro impatto estetico e scenografico ma hanno un significato più profondo perché si animano diventando pagine su cui l’artista scrive e imprime segni che emergono dalla sua interiorità, dal suo passato e dall’osservazione dei luoghi in cui abita. Sono testimoni delle sue esperienze, dei suoi pensieri e delle sue emozioni, e riflettono le vite di ognuno di noi con le nostre impronte e testimonianze.
Contro_Utopia, un viaggio nel tempo, attraverso un intricato labirinto di visioni, nel quale il ferro e la ceramica danzano, con questa ultima a rendersi, attraverso il segno, superficie narrante.
Ogni scultura esposta è testimonianza di un’arte che sfida e percorre il tempo, incarna gli incubi e le speranze di una società-mondo in continua e vertiginosa evoluzione. Ogni opera, altresì, racconta una storia che può essere ipotetica, utopica, contemporanea alla sua antichità e al suo futuro.
Le città e gli ambienti urbani in cui viviamo diventano una fonte infinita di ispirazione. Le città sono il palcoscenico delle nostre vite, il luogo in cui lasciamo il nostro segno, le nostre impronte. Taschini ci lascia testimonianza di tale passaggio con una sua personale interpretazione.
Le superfici delle sculture di Taschini, che siano figure umane o oggetti tridimensionali riflettono questo ambiente urbano, catturando la sua complessità e la sua bellezza, ma anche le sue contraddizioni e le sue sfide. Antonio Taschini diventa, attraverso le sue creazioni, uno storyteller del nostro tempo”, afferma la curatrice Velia Littera.
“Traccia, segno, memoria, trasformazione nel tempo, stratificazione, ricordo, linguaggi occulti, reticoli, planimetrie, archeologia, architettura. Questi i principali concetti alla base del mio lavoro. Le superfici degli elementi tridimensionali sono utilizzate per un uso “narrativo”, come pagine su cui scrivere o incidere le immagini che emergono stratificate dal passato, dall’interiorità, dall’osservazione dei luoghi in cui viviamo, città che diventano planimetrie fantastiche, in cui lasciamo segni e impronte, somma e intersezione delle architetture del tempo. Il segno e la misura dell’Uomo. I segni si ripetono sempre uguali in infinite combinazioni, come lettere di un linguaggio nascosto, esoterico, numeri di formule rituali.”, dichiara l’artista Antonio Taschini
E ancora la storica dell’arte Greta Alberta Tirloni ci spiega:
“L’Aleph è la prima lettera dell’alfabeto ebraico, anche con valore di numero 1. Aleph rappresenta perciò l’inizio, dell’alfabeto e della numerazione, e pertanto è connessa ad Adam, la più “nobile” creatura di Dio: il nome Adam inizia infatti con aleph. Aleph è anche un libro di racconti brevi dello scrittore argentino Jorge Luis Borges. Nel libro sono presenti i temi universali prediletti dell’invenzione di Borges, che ritroviamo trattati anche nell’arte di Taschini: il tempo, la metafisica, la morte, l’immortalità e l’eternità, i labirinti, l’infinito, la personalità, la sofferenza il dolore e il destino. Temi universali che vengono intrecciati all’unicità e non replicabilità dell’esperienza individuale umana. Il titolo del libro prende il nome dall’ultimo racconto, in cui uno dei protagonisti descrive l’Aleph come “il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”.
Antonio Taschini vive e lavora a Roma. Ha intrapreso studi musicali classici, che gli hanno permesso di diventare un professionista. Successivamente si è accostato alle arti visive, iniziando un percorso di studi di disegno, pittura e tecnica dell’icona russa, che lo hanno quindi portato all’incontro decisivo con la ceramica e la scultura, punto centrale della sua ricerca. Non ha mai abbandonato il disegno su carta che continua a rappresentare un’importante esigenza espressiva.
Fra le mostre personali più importanti “Compositiooppositorum”, con Andrea Maneghetti, a cura di Domenico Iaracà e Sveva Manfredi Zavaglia presso il Museo delle Mura di Roma nel 2022; nel 2019 “Un dialogo naturale” alla Fondazione Passarè di Milano, a cura di Lorenzo Fiorucci.
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