Salgono a nove le province conquistate dai Talebani, che continuano la marcia inarrestabile verso Kabul.
L'11 agosto è stata bombardata con l'artiglieria la base governativa di Baghram, la più grande del Paese, a 40 km a nord della capitale. I miliziani si sono impossessati di un elicottero e molti armamenti all'aeroporto di Gunduz. Centinaia di soldati governativi sono passati tra le file dei jihadisti. Infuria la battaglia per Mazar Sharif, dove il presidente Ghani ha fatto una visita per incitare i militari a resistere. Dopo la serie di débâcle, Ghani ha rimosso il capo dell'esercito ed è stato sostituito da un altro generale. Venerdì,in un agguato in una strada di Kabul, un gruppo di talebani ha ucciso Dawa Khan Menapal, capo dell’agenzia di comunicazione del governo afghano ed ex portavoce del presidente Ghani. Il martedì precedente è esplosa un’autobomba vicino alla casa del ministro della Difesa, sempre a Kabul: negli scontri successivi all’esplosione erano rimaste uccise 8 persone e almeno 20 erano state ferite. Il ministro non è stato ferito. Nel frattempo proseguono a Doha le trattative tra USA, Russia, Cina e Pakistan con le parti afghane, senza molti risultati. I talebani affermano che l'escalation militare sia colpa del governo afgano. La Turchia sta a guardare, ma le sue mire sono chiare. L'amministrazione Biden non sembra voler modificare la linea di disimpegno, avviata già da Trump. Unica eccezione, al momento: il generale Austin Scott Miller, il più alto militare statunitense in comando in Afghanistan negli ultimi tre anni, rimarrà nel paese ancora per diverse settimane. Il governo USA ha affermato che continuerà con le operazioni di sorveglianza aerea, e in caso di necessità compirà nuovi attacchi in funzione antiterrorismo (ma senza il coinvolgimento di truppe di terra).
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